IL DIRITTO AL SALVADANAIO

Ieri, alla riunione del Cicr (Comitato per il credito e il risparmio) il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio ha difeso il suo operato e non ha concesso spazio alle critiche sulle vicende note, riguardanti le Opa su Bnl e Antonveneta.
Si è difeso, da par suo, usando dati, cifre e autorevoli pareri. D’altra parte, in questi casi, le tecnicalità contano e anche i cavilli. Altrimenti si fanno i processi sommari, anche se in questo caso il processo mediatica - con relativa sentenza - già c’è stato. Per quel che ci riguarda, abbiamo spesso criticato il sistema bancario italiano e il governatore, che ne è ilcustode, per via di brutte vicende come Cirio e Parmalat. Ma a proposito dell’offensiva d’agosto non c’è dubbio che dietro ci siano giochi che vanno oltre Fazio e che vengono molto prima di Fazio. Si chiamano scontro dei poteri forti.
Il punto vero è che, dopo i crack dello scorso anno che danneggiarono molti risparmiatori, si è perso tempo. Invece di varare misure serie e controlli rigorosi a favore di chi investe, si è preferito la strategia del rinvio. E oggi ci ritroviamo al punto di partenza.
La stella Polare di tutta questa vicenda, è stata spesso persa di vista ma è l’unica che ci interessa e che deve interessare la politica: il sistema del credito italiano e gli interessi dei risparmiatori che si trovano in un sistema ancora non competitivo rispetto ad altri sistemi europei. Il resto sono chiacchiere.
Se Fazio ha sbagliato si vedrà. Se le Opa su Bnl e su Antonveneta fatte da italiani sono state fatte infrangendo le regole qualcuno pagherà.
Intanto, però, gli italiani vogliono vedere un governo che riprende immediatamente in mano la tutela del risparmio. La proposta già c’era: la Commissione finanze e attività produttive della Camera aveva approvato, l’anno scorso, due emendamenti alla legge sul risparmio che prevedevano il mandato a termine del governatore e che, della concorrenza tra le banche, se ne occupasse l’autorità della concorrenza. In aula tutto si fermò, sia alla Camera che al Senato, con il consenso della Margherita, lo stesso partito dello stesso Rutelli che oggi chiede le dimissioni di Fazio.
Per risolvere i problemi che abbiamo di fronte non servono, nell’ordine: i pubblici ministeri, la magistratura nel suo complesso, la diffusione via stampa delle intercettazioni sotto segreto istruttorio, le richieste di dimissioni a Fazio, gli appelli al presidente della Repubblica, le autoriforme della Banca d’Italia, l’indicazione ufficiosa di eventuali sostituti di Fazio. E, soprattutto, la ributtante attesa di molti per capire cosa dire in attesa di decidere cosa convenga fare per salvare la faccia: buttare giù dalla torre Fazio o i banchieri e finanzieri coinvolti?
Serve che si rifaccia presente con forza e urgenza la grande assente: la politica. Il governo deve andare in fretta alle Camere e portare avanti la riforma del risparmio onorando il diritto dei risparmiatori di vedere tutelati i propri denari. Punto e a capo.
Ci preme sottolineare anche che non si tratta, essendo sotto elezioni, di materia di poco conto per attrarre il consenso degli elettori. Stiamo parlando, infatti, dei loro danari risparmiati, perché prima guadagnati, col proprio lavoro. Cioè la loro vita materiale.
Rutelli ha anche annunciato, ieri, che tasserà le rendite. Ottimo. Sarebbe il caso, prima di pensare di tassarle, pensare e operare velocemente per difenderle.

E potrebbe anche essere che, se la Casa delle libertà si sbriga a fare la legge per difendere il risparmio, metta, con questo, un bel bastone tra le ruote in più a Rutelli e compagni per non farli arrivare sul seggiolone dal quale mettere una tassa anche su quello che uno, magari, alla fine della sua vita lavorativa, è riuscito a mettere da parte. Nonostante le tasse.

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