da Milano
Oro nero in altalena sui mercati internazionali. Dopo essere sceso sotto la soglia dei 66 dollari al barile in avvio di seduta a New York, il petrolio è schizzato nuovamente in alto fino a 66,6 dollari immediatamente dopo la diffusione dei dati settimanali sulle scorte di greggio negli Usa, inferiori alle previsioni (un aumento di soli 300mila barili, quando se ne attendevano 1,2 milioni). Subito dopo però il petrolio è tornato a cedere terreno, con una discesa vertiginosa che lha portato sotto i 64 dollari al barile: soltanto la scorsa settimana aveva toccato un nuovo record a 67 dollari al barile. A guidare le vendite, prese di beneficio, unite allaumento oltre le attese dei prezzi alla produzione Usa e anche la lieve revisione al ribasso, da parte dell'Opec, delle stime sulla domanda globale di greggio per il 2005, dovuta allimpennata dei prezzi, anche se nel 2006 la richiesta dovrebbe accelerare di nuovo. Secondo lultimo rapporto mensile dell'Organizzazione dei Paesi produttori, l'incremento medio a fine anno dovrebbe toccare 1,58 milioni di barili al giorno, contro una previsione precedente di 1,62. Il consumo totale dovrebbe assestarsi alla fine del 2005 su una media giornaliera di 83,6 milioni di barili. A contenere la crescita sono state principalmente Usa e Cina, la cui domanda di greggio è aumentata meno del previsto. Secondo il cartello dei produttori, i consumi petroliferi aumenteranno invece il prossimo anno di 1,57 milioni di barili al giorno, in progresso di 30mila barili al giorno rispetto alla previsione del mese scorso. L'incremento sarà pari all'1,9% e porterà la domanda complessiva di greggio a 85,2 milioni di barili al giorno. La lieve correzione delle stime «è dovuta - si legge nel rapporto - alle prospettive un po più ottimistiche per l'economia mondiale nel prossimo anno». Secondo lOrganizzazione, inoltre, il prossimo anno la produzione dei Paesi Opec dovrà colmare quella dei Paesi non-Opec, le cui estrazioni saranno inferiori a quanto previsto in precedenza.
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