Massimo Bertarelli
Cara Mariangela Melato, Lina Wertmüller nel suo libro si definisce una rompiscatole, lavoratrice, allegra, positiva, a volte un po pazza, sergente di ferro...
«Tutto vero. Una descrizione perfetta e onesta di doti e disastri».
Il pregio principale?
«La grande determinazione. È una che non si arrende e non cambia strada».
Lei ha girato tre film con Giannini. Andavate daccordo?
«Certo, altrimenti ne avremmo fatto uno solo. Però non siamo mai stati amanti e non ci frequentiamo».
Mimì metallurgico, Film damore e danarchia, Travolti da un insolito destino. Due grandi successi e un mezzo insuccesso...
«Non direi. Anche Film damore e danarchia è andato bene. Alla critica è piaciuto...».
Al pubblico meno. Comunque lei in quel film riuscì a farsi dare la parte di Salomè, anziché quella di Tripolina che le era stata assegnata...
«Non è andata proprio così. Lina cambiò idea perché si era accorta che io amavo il ruolo di Salomè, che in un primo tempo era stato pensato per Simone Signoret. Ma forse ho sbagliato, dovevo fare io Tripolina, la gente si aspettava ancora la coppia con Giannini. Ma al cinema succede: basta pensare che al posto di Brando in Ultimo tango ci doveva essere Trintignant...».
Ma il suo personaggio più popolare resta quello della riccona milanese Raffaella Pavoni Lanzetti che si innamora del marinaio Gennarino Carunchio...
«Penso di sì, senza però dimenticare la focosa Fiore di Mimì metallurgico, una che mi somiglia, almeno per la testardaggine».
Il direttore della fotografia però era preoccupato. Diceva di lei: «Ma Lina, come facciamo a fotografarla? Sembra un uovo e ha la faccia da formica». E lei gli rispose: «Verrà bellissima»...
«Per fortuna Lina non gli ha dato retta.
La Wertmüller la descrive così: «Milanese, spiritosa, di origine popolare». Si ritrova?
«In pieno».
Dia lei un ritratto telegrafico della Wertmüller...
«Una irrefrenabile, simpatica folle».
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