Ma dove è finito Prodi? Il Pd l'ha spedito a sciare

Gli ex alleati dell’Unione non lo cercano più. Veltroni lo cita solo per ricordare che se n’è andato. E nessuna tappa del tour elettorale prevede la sua presenza sul palco

Ma dove è finito Prodi? Il Pd l'ha spedito a sciare

Gentile dottoressa Federica Sciarelli, a lei, che è ormai la regina indiscussa del thriller italiano, la maga dell’inchiesta televisiva sui misteri nazionali, solo a lei si può chiedere un aiuto per rispondere all’angosciante domanda su Chi l’ha visto? Romano Prodi.
In questa straziante ricerca, che non è solo una caccia all’uomo, ma anche un’indagine profonda sulla sparizione del centrosinistra in Italia, lei troverà lungo la sua strada molti indizi, e dovrà sfatare molti luoghi comuni. Per esempio: non è vero che Walter Veltroni non fornisce più elementi sul premier scomparso. Al contrario, ogni tanto lo cita per ricordare l’unica cosa che, evidentemente, a lui pare ragionevole, cioè che se n’è andato. In tutte le piazze d’Italia, infatti, non c’è comizio in cui Veltroni ad un tratto non ripeta questo tormentone: «Ha fatto male De Mita ad andarsene, doveva prendere esempio da Prodi, che non si è ricandidato». E c’è davvero qualcosa di estremamente paradossale, una giornalista come lei non può non convenire, nell’unica campagna elettorale al mondo in cui il premier uscente dà una mano non facendosi vedere, piuttosto che facendosi vedere.
Fra le tracce che lei dovrà ripercorrere, ovviamente, c’è lo strazio dei familiari più stretti. La sobria eleganza della moglie Flavia - e anche questo forse è un indizio - che il giorno dell’uscita da Palazzo Chigi ha spiegato di avere «tutto il bagaglio già pronto». E poi il grido di dolore della nipote Maria, che proprio ieri ha denunciato di essere stata «fatta fuori dalle liste elettorali». Commento disarmante della più giovane politica della famiglia: «Prima non mi davano spazio perché dicevano che ero la nipote del presidente del Consiglio, adesso mi fanno fuori perché sono la nipote dell’ex presidente del Consiglio».
Forse anche in questo accanimento sui Prodi rimasti in campo lei riuscirà a trovare qualche indizio tra i tanti nemici che hanno accompagnato volentieri l’uscita di scena del presidente del Consiglio. Eppure questa non è una scomparsa epica, non è l’eclissi leggendaria di Majorana, e nemmeno la sparizione quasi letteraria dell’economista Federico Caffè. Qui di metafisico non c’è proprio nulla, e neanche di esistenziale. Se i suoi redattori vogliono indagare sui sospetti, dovranno cercarli necessariamente fra i compagni di partito. E certo non depone neanche bene il fatto che Veltroni, dopo un entusiastico incontro con José Luis Zapatero, candidato «parallelo» e quasi sicuramente vincente alle elezioni politiche in Spagna, gli abbia chiesto di venirlo ad assistere come «sponsor» in caso di vittoria nelle urne a Madrid. Perché anche questo continua a fornirci elementi per un curioso giallo, quello per cui il più radicale dei leader europei, quello con la linea più coraggiosa sui diritti civili, quello più intransigente contro la Chiesa, in una parola, quello più lontano dalla linea attuale del Pd, sia sempre meglio dell’unico candidato premier cattolico che il centrosinistra in Italia abbia mai avuto.
A voler scavare bene, eventi misteriosi hanno falcidiato anche i più stretti collaboratori del premier uscente: Silvio Sircana, il portavoce unico del governo, sconvolto da una foto che lo ritraeva mentre dialogava dalla macchina con un trans. Angelo Rovati, uno dei più fedeli consiglieri politici ed economici, costretto alle dimissioni dopo la rivelazione in stile servizi segreti di un piano di vendita sulla Telecom disconosciuto da Palazzo Chigi. Questa puntata di Chi l’ha visto?, indagando sulle vicende prodiane assumerebbe sempre più le coloriture di una spy story, e non dovrebbe certo scartare l’ipotesi del complotto. Certo, la trasmissione di Rai Tre dovrebbe anche appostare le telecamere il 6 marzo, a Bologna, per capire se in quell’occasione, quando il pullman di Veltroni parcheggerà all’ombra delle Due Torri (speriamo senza multe), il presidente desaparecido deciderà di fare capolino e di abbandonare la sua latitanza, se di latitanza volontaria si tratta. Certo è singolare che, ad oggi, non ci sia nemmeno una data ufficiale del tour dell’attuale candidato premier del Pd in cui sia prevista la presenza di Prodi sul palco. Anzi, ad essere sinceri, Veltroni ha già detto che il suo governo «sarà diverso da tutti gli altri», e doppiamente anche da quello Prodi. E poi ha ripetuto perfino - forse per stornare i sospetti che potrebbero aleggiare su di lui? - che «dal 1994 a oggi nessun governo uscente ha mai vinto le elezioni». Quindi questa o è una frase autoiettatoria, o una dissociazione clamorosa, oppure è un tentativo di depistare le sue indagini.
Infine, proviamo a fornirle, dottoressa Sciarelli, l’ultimo elemento che può essere utile per la sua indagine. Un uomo, il cui identikit è simile a quello del Professore di Bologna e la cui identità risponde al nome di «Romano», è stato avvistato in vacanza in montagna.

Possibile che in piena campagna elettorale un presidente del Consiglio ritagli gli unici giorni di riposo dal duro lavoro di amministrazione dello Stato? Verrebbe da dire no. Ma allora solo lei può chiarire se si tratta di un impostore, e in questo caso allora dove è finito il vero Prodi.

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