Alla Dream Factory il «volo squarciato» dell'arte

«Dirittura d'arrivo», un'interessante scultura di Lara Mezzapelle e Giacomo Deriu a cura di Olivia Spatola

Nello spazio milanese «Dream Factory - laboratorio di arte contemporanea» in Corso Garibaldi 117 una mostra intitolata «Dirittura d'arrivo»: protagonisti gli artisti Lara Mezzapelle e Giacomo Deriu, a cura di Olivia Spatola. La scultura di Lara Mezzapelle e Giacomo Deriu ci consegna una dilatazione dell'attimo posta in una a-temporalità rarefatta dove il fuggevole momento si riavvolge all'origine della vita; una frazione del tempo limitatissima che contiene l'infinito percettivo tra la vita e la morte, nell'aporia di essere sospesi in un eterno presente. Rappresentare oggi un aereo squarciato durante il volo - sottolinea la curatrice- non può evitare di farci pensare all'ondata di violenza che a partire dall'11 Settembre 2001, per opera del terrorismo internazionale, si è riversata contro l'Occidente ed a tutte le fobie che esso ha comportato.
La perdita delle certezze di benessere ed inviolabilità della società occidentale s'innesta prepotentemente nella crisi generale del sistema sociale ed economico generato dal capitalismo.
Il malessere, prodotto dall'instabilità culturale ed il forte senso d'inadeguatezza verso i modelli standardizzati di benessere, è l'atto finale di una profonda crisi della modernità o meglio della "società liquida", teorizzata molto lucidamente dal filosofo polacco Zygmunt Bauman. La mercificazione delle esistenze, e l'omologazione planetaria che ne consegue, stanno generando l'inevitabile ed irreversibile processo di esclusione sociale e di alienazione dell'uomo contemporaneo.
Nell'epoca postmoderna, dopo la caduta delle grandi ideologie del novecento, tutto è diventato relativo, venendo meno i punti di riferimento e i valori morali assoluti del passato. Nel processo di frammentazione e sgretolamento delle diverse "concezioni del mondo" vi è una compresenza di modelli antitetici ed una conseguente parcellizzazione dei modelli di riferimento tanto da rendere la "morale" un concetto obsoleto.
Ad un'analisi più attenta ci si rende conto facilmente quanto non sia il dramma a voler essere inscenato dall'installazione scultorea dei nostri artisti, in cui il pathos è stato sostituito dalla scientificità asettica di un modello progettato con software di grafica tridimensionale e realizzato con tecniche di prototipazione a laser, ma una riflessione sulla percezione del tempo.
La cristallizzazione di un oggetto nell'attimo della deflagrazione, quindi in elevatissimo movimento, e la maniacalità nella ricostruzione dei dettagli sospesi nel vuoto è qui espressa nel desiderio di riuscire a fermare l'attimo, facendoci pensare alla relatività della percezione del tempo ed all'impossibilità di misurare con precisione assoluta posizione e velocità di un oggetto nello spazio in un momento "X".


Il presente è un'astrazione e quindi non esiste realmente. Viviamo tra passato e futuro in un continuum che è una concatenazione di attimi. Come la presa diretta di una macchina fotografica che immortala sempre il momento successivo a quello scelto dello scatto.

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