Due anziani e un’adolescente: una scia di sangue senza perché

Due anziani e un’adolescente: una scia di sangue senza perché

Due delitti, tre morti e 15 giorni senza un movente ne un colpevole. Due orribili fatti di sangue che hanno funestato questo inizio anno in Brianza. Una coppia di anziani pensionati massacrata a martellate mentre era davanti alla televisione in una villetta della Vimercate bene. Dieci giorni dopo una diciottenne bengalese strangolata con una sciarpa a Monza in un quartiere popolare abitato da molti extracomunitari di tutte le razze.
Si inizia mercoledì 3 gennaio quando due vecchietti vengono trovati senza vita nel salotto dello loro villetta di via Adige 23. Sembrava un classico omicidio-suicidio dovuto alle condizioni di salute. Un sospetto caduto quasi subito quando un più attendo esame delle ferite esclude questa ipotesi: l’ingegnere Antonio Campanini, 81 anni, costretto da due ictus su una sedia a rotelle, e la sua convivente argentina Azucena Moreno Laino, di 78 anni, sono stati uccisi a colpi di martello. Un delitto consumato tra le 19 e le 22 di martedì 3 gennaio, ma scoperto solo il giorno dopo dal loro badante, al ritorno dalle ferie, e dalla segretaria.
La porta della casa era chiusa e tutto appariva in ordine. Viene subito esclusa la rapina, i carabinieri hanno trovato 20mila euro nella fodera di un cuscino della camera da letto. Antonio Campanini era un professionista serio e stimato, molto noto in Brianza. Ultimamente si occupava solo di transazioni immobiliari, di affitto e di contabilità. Anni fa era stato colpito da due ictus in seguito alla quale aveva rallentato la sua attività lavorativa a cui era subentrato il figlio. La convivenza con Azucena Moreno Laino, 78 anni, sua prima badante, era cominciata ormai da tempo. La coppia svolgeva una vita tranquilla. Ad occuparsi delle faccende di casa un badante del Kirghistan, mentre sul fronte lavoro Campanini veniva aiutato da una dipendente dell'impresa. A quasi 15 giorni dal ritrovamento dei corpi senza vita dei due anziani restano solo la paura tra i vicini e due domande: perché e chi è stato. Anche se la soluzione del giallo sembra essere a un passo grazie ai carabinieri del capitano Marco D’Aleo.
Stesse domande da venerdì 13. Via D’Annunzio, quartiere San Rocco di Monza. Zona di immigrati vecchi e nuovi perfettamente integrati. Al rientro dal lavoro lo zio trova la nipote diciottenne in pigiama sdraiata sul letto. Morta strangolata con una sciarpa. Da tre anni in Italia, regolare permesso di soggiorno, lavori saltuari per sbarcare il lunario, nessun problema con la giustizia. Musulmana, sposata, il marito in Bangladesh e una relazione affettiva in Italia con un connazionale 25enne. Dopo un litigio con i famigliari, 15 giorni fa aveva lasciato la casa dei genitori a Milano per trasferirsi a Monza dallo zio.

Dal monolocale a san Rocco mancano il suo cellulare e le chiavi di casa, portati via dall’assassino. I carabinieri di Monza lo stanno cercando per interrogarlo dopo aver sentito parenti, amici e i vicini di casa. Deve spiegare molte cose, ma è ancora uccel di bosco.

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