Tranquilli come quelli che vanno volentieri a una cerimonia. Duecento rom, uomini, donne, bambini ben sistemati sopra una carovana di roulotte e camper arrivano a Desio: hanno in testa di piazzarsi nellarea feste vicino al palazzetto dello sport. Illusi. Sono le 19 dellaltra sera, e prima di raggiungere casa, guardate un po chi incrociano. Chiaro: il primo cittadino Giampiero Mariani che spesso «pattuglia» la zona e non vuole più vedere zingari nella sua città.
Il sindaco sceriffo molla la sua personale Alfa 156 e cerca di sbarrare la strada al serpentone. I rom scendono. La prendono per il verso sbagliato. Cominciano a urlare e a minacciare. Mariani, uomo tutto di un pezzo, capisce che è meglio chiamare gli agenti della polizia locale. Arrivano i vigili e iniziano i tafferugli: spintoni, colluttazioni, violenza. Che fare? Meglio domandare anche lintervento dei carabinieri. Comincia il caos. I rom non vogliono abbandonare il piazzale. Uno di quelli focosi prende il sindaco per un braccio, lo strattona e minaccia, mentre le donne di proposito picchiano i bambini per farli piangere. Uno stratagemma che serve a far salire la tensione e ad aumentare il caos.
La gente della zona, che ospita diverse palazzine e villette, si affaccia alle finestre, esce sui balconi. Vede la scena. Il loro sindaco messo in scacco dai rom. Non sia mai. In molti scendono a dargli man forte. Gridano tutti. Volano parole grosse, insulti. I cittadini della zona sono stufi. Furenti. Da quel quartiere le roulotte saranno state sgomberate una decina di volte. Nel mese di giugno del 2006 addirittura cinquecento zingari si erano dati appuntamento sullo stesso piazzale per un matrimonio e allora i rappresentanti della Lega Nord avevano sollevato una vivace polemica contro il sindaco «accusato daver tollerato la presenza dei rom assumendo la decisione senza un confronto collegiale in giunta». Ora, Mariani ha deciso di perlustrare direttamente i quartieri a rischio. Solo come lo sceriffo. «Devono capire assicura - che a Desio non li vogliamo. Non sono più disposto a farmi impietosire. Ne hanno combinate troppe». Infatti, giovedì sera pensava di fermare la tribù con un semplice invito a «sloggiare». Al termine del parapiglia la carovana si è allontanata. Qualcuno tra i più focosi ha promesso: «Torneremo, torneremo».
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