La «Dynasty» dei Bhutto Fatima la ribelle pronta a sfidare il cugino

La nipote di Benazir all’attacco: «Il partito non è un’azienda di famiglia e Bilawal non è la guida giusta per il Pakistan»

Se non ci fossero di mezzo terroristi kamikaze e sangue vero la Dynasty pachistana della famiglia Bhutto potrebbe diventare una soap opera di successo. Fatima, la nipotina ribelle della compianta Benazir Bhutto, è tornata a rialzare la cresta con una clamorosa intervista al Times di Londra. Dopo due settimane di lutto per l’assassinio eccellente della zia ha sparato a zero contro la nomina del cugino Bilawal. Il giovane primogenito di Benazir diventato presidente del Partito popolare pachistano, fondato dai Bhutto.
Fatima si chiede se «sia stata una scelta oculata dato che per legge dovrà attendere 6 anni per correre per il Parlamento e 16 per ricoprire la carica di primo ministro». Lei, invece, di anni ne ha 25 e potrebbe già ambire a un posto di deputata. Inoltre sostiene che il grande partito dell’opposizione pachistana «sta diventando un affare di famiglia, come un negozio di antiquariato, in cui l'insegna è “tal dei tali e figli” e poi nipoti e nipoti dei nipoti». Ovviamente la giovane Fatima giura di non volere prendere il posto di Bilawal ma «l'idea che a guidare il partito sia per forza un Bhutto è pericolosa per lo stesso Paese e non giova a un partito che fa della democrazia il suo credo».
La nipotina ribelle chiede a gran voce «forze nuove» e si scaglia contro il circolo ristretto di Benazir che prima «ha beneficiato ampiamente dalla sua leadership e ora sembra pianificare di trarre vantaggi altrettanto grandi dalla sua morte». Ovviamente «se ci fossero opportunità per facce nuove e voci nuove – spiega Fatima al Times - potrei aiutare in qualche modo, non direi di no».
Fotogenica, tosta, laureata all’estero ed editorialista del quotidiano pachistano News, Fatima Bhutto non è nuova a uscite del genere. Prima della morte della zia l’aveva bollata come «la donna più pericolosa del Pakistan». Il padre di Fatima era Murtaza Bhutto, fratello di Benazir e primogenito di Zulfikar Ali Bhutto, il fondatore del Partito popolare che venne impiccato dai militari golpisti nel 1979.
Murtaza fu ucciso nel 1996 durante una strana sparatoria con la polizia davanti alla sua residenza di Karachi. A guidare il governo c’era la sorella Benazir e della sua fine venne sospettato Asif Ali Zardari, il discusso marito della Bhutto. Il fratello maggiore voleva spaccare il partito per fare le scarpe alla sorella.
Guarda caso nel testamento politico dell’ex premier era indicato proprio Zardari come erede alla guida del partito. A sua volta il neo vedovo ha scelto il figlio maggiore, che porta il nome Bhutto, come paravento.
La faida politica e di potere nella dinastia politica dei Bhutto non si ferma però a Fatima. Sua madre Ghinwa, di origini siro-libanesi, guida una scheggia scissionista del Partito popolare. Non solo: ha sempre accusato la Bhutto di essere la mandante della morte di suo marito Murtaza. Benazir bollava la cognata come «danzatrice del ventre».
Un altro forte oppositore interno al clan è Mumtaz Bhutto, lo zio della leader uccisa. Mumtaz è a capo della tribù Bhutto che conta 700mila membri. Contesta la nomina di Bilawal perché pensa di essere lui l’erede adatto per guidare il partito. Le faide politico-familiari non sono una novità in casa Bhutto. Begum Nusrat, madre di Benazir, assunse il controllo del glorioso partito in seguito all’impiccagione del marito primo ministro.

Dopo aver studiato ad Harvard e Oxford la giovane figlia tornò in patria e spodestò la madre. Benazir aveva solo 25 anni, la stessa età di Fatima, la nipotina ribelle, che oggi vuole conquistare il suo posto al sole.
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