E adesso la Russia per andare nello spazio deve pagare l'affitto

Il leggendario cosmodromo di Baikonur, culla dell'impresa di Iuri Gagarin in epoca sovietica, è in Kazakhstan. E ora la repubblica ex sovietica vuol rinegoziare i termini di affitto con i potenti vicini

Andare nello spazio sta diventando sempre più difficile. Qualche settimana fa, infatti, è arrivato lo stop del presidente degli Usa Barack Obama ai piani della Nasa per tornare sulla Luna entro il 2020. Costava troppi soldi.
Adesso invece sono i russi a rischiare qualche problema di budget per il loro programma di voli orbitali. Niente di così radicale ma si parla di un «ritocco» al contratto d'affitto che i russi devono pagare per decollare dal leggendario cosmodromo kazako di Baikonur, culla dell'impresa di Iuri Gagarin in epoca sovietica.
È quanto starebbero valutando i membri del parlamento kazako, che potrebbero modificare il contratto - e le cifre - d'affitto del sito. Lo riferisce oggi. «Dalla firma dell'ultimo contratto, il Kazakhstan riceve da Mosca 115 milioni di dollari per l'affitto del sito. Naturalmente, per gli standard moderni, è un'inezia», ha detto oggi ad Astana (la capitale kazaka) Talgat Musabaiev, presidente dell'agenzia spaziale nazionale Kazcosmos davanti alla Commissione parlamentare per gli affari esteri, la difesa e la sicurezza. Musabaiev ha spiegato che «la questione finora non è mai stata sollevata. Persino nel 2004, alla firma dell'ultimo accordo ancora in vigore, i presidenti dei nostri due paesi non hanno fatto cenno a un possibile aumento dell'affitto». E ha invitato i parlamentari ad avviare una procedura legislativa in merito. Mosca ha in affitto il cosmodromo di Baikonur dal Kazakhstan dal 1994, dopo che la fine dell'Urss lo ha lasciato fuori dal territorio russo.

Secondo gli ultimi accordi, il contratto scade nel 2050. Ma se prima di quella data l'affitto dovesse aumentare drasticamente la Russia potrebbe essere costretta a pagare delle belle cifre e magari a cambiare i suoi programmi spaziali.
MSac

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