La modernità fatica a farsi largo in Arabia Saudita. «La pena di morte deve essere inflitta per coloro che propugnano la promiscuità tra uomini e donne». Ne è convinto uno degli imam sauditi con più ampio seguito di fedeli, lo sheikh Abdel Rahmand Barrak, che ha espresso oggi una fatwa contro «i modernizzatori» che chiedono l'abolizione delle rigide barriere imposte dalla dottrina wahabita. Dalle pagine del suo blog ospitato nel portale (www.islamlight.net), l'anziano sheikh (78 anni) che odia la libertà ma non la tecnologia se la prende con alcuni suoi colleghi che in Arabia Saudita e all'estero hanno iniziato a parlare di «riforme» nel campo dell'applicazione della legge islamica (sharia), e che chiedono una maggiore tolleranza nei confronti delle forme di promiscuità nelle scuole e sui luoghi di lavoro. «È una pratica corrotta che consente di fare ciò che l'Islam proibisce, ovvero di lasciare che gli uomini e le donne parlino fra loro», ha affermato Barrak, sostenendo che «chiunque renda lecito questa promiscuità non solo si comporta come i lenoni, ma è un infedele, che si allontana dal cammino dell'Islam». Per questo, conclude lo sheikh, «se non ritratta, sarà ucciso».
In passato Barrak era assurto agli onori della cronaca per una fatwa, emessa nel 2007 contro gli sciiti, definiti «infedeli», e per un'altra, l'anno successivo, contro cristiani ed ebrei, apostrofati come «miscredenti».MSac
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