E Bertinotti non vede più grandi statisti

Anche il leader Prc riconosce che la classe dirigente è in crisi: «I migliori politici emergono soltanto nei periodi eccezionali»

da Roma

Per un giorno, Fausto Bertinotti fa da chaperon ai cittadini che visitano il Palazzo di Montecitorio, grazie alla manifestazione «Porte aperte». Passando nel corridoio dei busti, al piano nobile, qualcuno più intraprendente chiede al presidente della Camera se oggi in politica ci sono personalità come quelle del passato. Sotto gli occhi di marmo di De Gasperi, Togliatti e tanti altri statisti, Bertinotti ammette: «Io non credo. Le grandi personalità sono il prodotto, in genere, di una stagione eccezionale, come è stata ad esempio la Resistenza e l’antifascismo». Quello attuale, invece, per il numero uno di Montecitorio, «è un periodo di crisi, ma non solo nella politica, anche nell’arte, nella letteratura, nell’economia». E questo vuol dire che «c’è una crisi, un problema di selezione della classe dirigente in generale».
Secondo Bertinotti, non vuole dire che ci si debba rassegnare. «È vero che è un periodo di transizione ed è anche vero che nelle varie branche delle discipline umane c’è una percezione della crisi. Ma credo che serva un processo riformatore».
Anche le primarie del Partito democratico che si svolgono nella stessa giornata, sono uno stimolo in questa direzione e il presidente della Camera, pur essendo «ovviamente distante», spera in «una grande partecipazione, perchè tutti i fenomeni di partecipazione di popolo, specie in questa fase di crisi, sono da coltivare con grande interesse perchè sono una risorsa al di là delle opzioni politiche che esprimono. La partecipazione - conclude - è un antidoto all’antipolitica. È una chance, una risorsa».

Il grande processo di riforma che Bertinotti auspica, quello che può far emergere figure di alta statura per una classe dirigente rinnovata, può nascere anche da qui. «Ma è certo - avverte - che lo vedremo soltanto tra qualche anno».

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