E i genitori vogliono i metal detector a scuola

Ancora un coltello, questa volta in una scuola, maneggiato da un ragazzino che non ha ancora compiuto 15 anni. Certo, l’istituto Falcone è un istituto «a rischio», non proprio un posticino tranquillo dove mandare i figli la mattina senza pensieri. Lo frequentano circa 1.100 alunni divisi tra sei plessi, il 10 per cento sono stranieri.
Pare che qui le lame spuntino da tasche e zainetti con una certa facilità e che risse e litigi siano all’ordine del giorno, così come la contrapposizione tra bande di piccoli bulli. A due di queste appartenevano i ragazzini che si sono fronteggiati ieri poco prima di entrare in classe. Da tempo - sarebbe emerso dagli interrogatori dei carabinieri - i romeni che frequentano la scuola lamentano «una continua gogna» fatta di insulti e prese in giro, mentre gli italiani dicono di essere continuamente vessati e trattati con violenza. Alla preside, Anna Maria Pintus, non risultano però particolari episodi di intolleranza razziale, ma soltanto discussioni e piccoli screzi, come quelli che ci sarebbero stati in passato tra gli adolescenti coinvolti nell’aggressione. Sono stati i professori, dopo i fatti di ieri, a parlarne alla preside. «Ma è la prima volta che in questa scuola accadono episodi così gravi», sottolinea la Pintus.
Anche gli studenti non hanno una bella immagine della loro scuola: «Qui quando si menano, si menano di brutto: c’è del razzismo - dicono alcuni della seconda media - ma anche chi fa a botte solo perché gli piace». Gli screzi tra italiani e romeni, a dir loro, ci sarebbero eccome. «Ma non c’è un gruppo che attacca briga più dell’altro, sono pari», spiegano. E ancora: «Accade di frequente che i ragazzi “imbruttiscano”, cioè si guardino in cagnesco tra gruppi rivali». «Oltre alle risse - spiega meglio un altro giovane - spesso vengono danneggiati o bruciati motorini».
Un ambientino tutt’altro che tranquillo, dunque. E i genitori, seppur abituati a sentirne di tutti i colori, dopo l’ultimo episodio hanno paura. E arrivano a pensare a estremi rimedi, come i metal detector. «Qui il degrado è troppo, c’è violenza e forse sarebbe bene installare i metal detector nelle scuole», si sfoga un abitante del Villaggio Prenestino che ha un figlio di 7 anni all’elementare accanto alla Falcone. «I bambini in questo quartiere vengono taglieggiati - prosegue - vengono minacciati se non consegnano il telefonino. Anche i bidelli hanno ricevuto minacce e a qualcuno hanno anche rotto i vetri della macchina. Ci sono bambini di 11 anni che non vogliono andare a scuola e hanno ragione». Un altro genitore che vive al Villaggio Prenestino e che qui ha frequentato le medie, non riconosce più la zona: «C’è degrado ovunque, sporcizia, violenza.

Da ragazzino potevo giocare per strada, ora non si può più. Alcuni insegnanti che avevano provato ad opporsi a questo clima sono dovuti andare via. Io piuttosto di mandare i figli a San Vittorino li manderei anche a Frascati».

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