Un tuffo nel Tevere per salutare il 2007, come vuole la tradizione. E sette sono stati i coraggiosi che al boato del cannone del Gianicolo, a mezzogiorno in punto di ieri, uno dopo laltro si sono lanciati dallaltezza di venti metri nel fiume simbolo di Roma planando nelle acque tuttaltro che confortevoli del Tevere.
Una sfida estrema considerando la temperatura, ieri mattina intorno ai 5 gradi centigradi, e il livello dellacqua, in quel punto, minore di tre metri. Teatro dellimpresa, la balaustra di ponte Cavour, in Campo Marzio. «Un luogo magico, che da decenni mantiene vivo laugurio della capitale per lanno nuovo», racconta Maurizio, 54 anni, considerato il veterano del gruppo che ha raccolto leredità di «Mister Ok». Gli altri «eroici» tuffatori erano gli italiani Marco Fois, Aldo Corrieri, Maurizio Palmulli, seguiti dal colombiano Orlando Duque, dal russo Slava Polyeshchuk e dal francese Alain Lobet, che hanno tenuto col fiato sospeso il migliaio di curiosi assiepato sui due lati del Lungotevere. Non solo. Non contenti della prova i tre stranieri lhanno ripetuta tuffandosi da altri ponti del centro storico. Spettacolare quella da ponte SantAngelo, fra le celebri statue che adornano il passaggio pedonale che conduce allingresso della fortezza papale.
Tradizione rispettata anche questanno, insomma, quella del salto nel «biondo Tevere». «Un rito propiziatorio che ripeto da quasi venti anni - spiega Maurizio Palmulli, giunto ieri alla diciannovesima performance acrobatica di Capodanno -. Soprattutto una scommessa contro i mille pericoli e insidie che porta il fiume, a cominciare dai rami trascinati dalla corrente o dalla temperatura proibitiva». Fra le maggiori incognite, ieri mattina, la portata dacqua del fiume nettamente al di sotto delle medie stagionali a causa delle scarse piogge delle ultime settimane. Soltanto il responso dellecoscandaglio, gettato nel punto dentrata in acqua calcolato dai sommozzatori dei Vigili del Fuoco, ha sciolto in extremis ogni dubbio e ha dato il via libera al salto a «petto dangelo» dei magnifici sette. Unimpresa impegnativa per chiunque: «Risalire in superficie non è stato facile - continua Palmulli -. Sono uno di mestiere, cresciuto prima sul lago di Albano poi sulla spiaggia di Ostia. Ma, credetemi, lo sforzo per evitare il fondale è stato notevole».
Uno spettacolo pericoloso, che prevede un allenamento di mesi. Il segreto? «Unora di corsa tutti i giorni allinterno della pineta di Castelfusano - spiega Palmulli - e la sera di San Silvestro cena spartana e a letto subito dopo la mezzanotte». Come ogni Capodanno il bagnino di Castelporziano, Palmulli, lo stuntman professionista, Corrieri, e il barista di Porta Maggiore, Fois, hanno sfidato le insidie del «biondo Tevere» per mantenere in vita la leggenda inaugurata nel 1946 dal belga «Mister Ok», al secolo Rourkey O Neill. Un atleta entrato di diritto fra i miti della città eterna, emulato negli anni Sessanta dal «trasteverino» Spartaco Bandini che, a sua volta, ha passato il testimone ad Aldo Corrieri.
Nato a Roma ma lidense dadozione, Giuseppe (ma per tutti è Maurizio) da piccolo era affascinato «da quello straniero che nuotava nel nostro fiume e dinverno faceva il bagno a mare». Cascatore cinematografico Corrieri, assistente di salvataggio al primo Cancello, allenatore, arbitro federale Palmulli, proprietario di un chiosco bar, infine, Fois.
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