E ora la Francia si inventa l’euro-kit per contare di più

La Francia ha deciso di pesare in Europa, e di farlo sempre di più. Se non bastasse il tradizionale asse franco-tedesco, se non bastassero i riconoscimenti ottenuti nell’ultima tornata di nomine, con Michel Barnier al mercato interno, ora a Parigi è arrivata un’altra novità per massimizzare l’influenza francese a Bruxelles dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona: l’«euro-kit». Ovvero una sorta di istruzioni per l’uso dell’Unione Europea, un vademecum per lavorare sfruttando le pieghe dei regolamenti europei, che il ministro francese per gli Affari comunitari, Pierre Lellouche, ha distribuito a ministri, parlamentari ed eurodeputati del suo Paese. Se vogliono pesare di più sui testi votati a Strasburgo, i membri del governo dovranno modificare le loro abitudini di lavoro: «una volta bastava che i ministri si vedessero tra di loro e con la Commissione per costruire una norma europea», ha ricordato Lellouche. Mentre ora, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona dello scorso dicembre dopo che anche l’Irlanda ha ratificato via referendum la nuova «costituzione» europea, le cose sono cambiate: «Oggi 87 settori rientrano nella procedura di co-decisione tra Parlamento e Consiglio europeo, che hanno ormai gli stessi diritti. Nel suo settore di competenza, ogni ministro deve dunque fare un lavoro di lobbying a Strasburgo». Ma ad essere coinvolti sono anche i deputati nazionali perché il Trattato rafforza i poteri dei parlamenti, che in alcuni casi «potranno, a certe condizioni, unirsi per opporsi a un testo», continua ancora Lellouche. L’«euro-kit» è dunque una sorta di libretto delle istruzioni per capire come muoversi meglio nella grande macchina comunitaria. E considerato quante possibilità apre l’Unione Europea anche a livello di finanziamenti e fondi comunitari, prossimamente verrà anche inviato a sindacalisti ed eletti locali, che, come ha riportato il quotidiano Le Figaro nello spiegare la cosa non sfruttano abbastanza i fondi comunitari, anche a causa delle procedure particolarmente complesse. Chissà se Lellouche ne riserverà una copia anche per il presidente francese, Nicolas Sarkozy, che dopo l’ultima tornata di nomine con una serie di affermazioni «imprudenti» che definivano la Gran Bretagna come chi ne era uscito peggio, ha causato un po' di gelo fra Parigi e Londra, al punto di dover annullare una visita al collega Gordon Brown, per sopravvenuti «problemi d’agenda» del premier inglese.

Proprio la nomina di Barnier al Mercato interno, infatti, ha fatto arrabbiare la City di Londra, perché il posto, che riguarda anche la regolamentazione dei servizi finanziari, è andato alla Francia, che nei mesi scorsi ha avuto atteggiamenti giudicati troppo protezionistici e perché Sarkozy in persona, una volta incassata la nomina, ha detto che «un francese, per la prima volta in5O anni, responsabile dei Servizi finanziari e della city di Londra. E la vittoria del modello europeo, che respinge gli eccessi del capitalismo finanziario». E allora forse anche all’Eliseo l’euro-kit farebbe comodo, per mantenere i rapporti di buon vicinato in Europa.

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