E il Papa «benedice» Mastella il ministro contro le nozze gay

da Roma

«Grazie», gli ha detto il Papa stringendogli con calore le mani. In realtà era un crazie, conoscete anche voi l’italiano di Benedetto XVI, ma a Clemente Mastella son venuti ugualmente i lucciconi agli occhi, sentendosi ringraziare «per le belle parole» e per quel «discorso molto, molto importante» tenuto dal Guardasigilli dopo la messa che il Papa aveva celebrato per i giovanissimi detenuti di Casal del Marmo. «È stato affettuosissimo, avete visto?» gongolava Mastella ancora dopo la fine della cerimonia, «mi ha chiesto dei miei figli, gli ho detto che erano anch’essi lì con Sandra, è stato molto cordiale e paterno».
Gran bella giornata, quella di ieri, per il ministro più apprezzato e coccolato dal Vaticano. Anzi, diciamo pure per l’uomo politico ormai prediletto senza distinzione di schieramenti: Ratzinger è salito al soglio di Pietro non son nemmeno due anni, e Mastella lo ha incontrato già tre volte, con l’intera famiglia. Ieri poi, la visita pastorale al carcere minorile romano ha suggellato la benedizione politica del Papa alla linea mastelliana, quasi l’investitura a miglior interprete e primo paladino dei valori cattolici nella nostra società politica. Mentre Mastella leggeva le sue quattro pagine di discorso al Papa, tutte di pugno e ponderate sino all’alba, qualcuno ha telefonato a Mauro Fabris, il capogruppo dei deputati Udeur, che seguiva l’evento in tv, da Vicenza. «Adesso le parrocchie staranno tutte con voi», lo ha stuzzicato. Quello ha sorriso: «Pare che all’Udc siano molto preoccupati».
Ma volete che il Papa non giudichi «molto, molto importante» il discorso dove un ministro si dice «convinto che le mie ragioni laiche possono convivere con la mia fede cattolica», che difende l’indulto perché Giovanni Paolo II «ci invitò a correre il rischio del bene», che esalta la famiglia «pietra angolare della nostra società»? Un discorso perfetto, quello di Mastella, tutto di principii ma con diretto riferimento alla politica italiana. Non ha mai pronunciato le parole Pacs, Dico o Unioni di fatto, ma è giunto alla famiglia muovendo dalle «istituzioni» - come la comunità carceraria, che deve porre al centro del suo progetto di rieducazione «la centralità della persona» - che sono «espressioni naturali di convivenza e di sviluppo, niente affatto superate da una malintesa modernità». È il caso della famiglia «in modo particolare», tra le istituzioni che sono «vere e proprie pietre angolari della nostra società». E mutuando un’immagine del sociologo cattolico Giuseppe De Rita, Mastella ha sentenziato: «Lo diciamo come eremiti della coscienza a certi profeti della modernità».
Il Pontefice lo benediva con gli occhi, ascoltandolo. Così come annuiva sentendolo dire che è «inutile, e inutilmente crudele, pensare di abbassare fino alla fanciullezza la soglia della punibilità». E sorrideva, quando Mastella gli ha confermato: «Padre Santo, noi sappiamo che l’insegnamento della Chiesa è in forte sintonia col disegno costituzionale che l’organizzazione dello Stato è chiamata ad adempiere».
Se è benevolo il Papa con Mastella, figurarsi il cardinal vicario, le altre porpore e i numerosi vescovi del seguito.

Ha parlato a lungo anche con Camillo Ruini e con gli altri, il ministro. Il quale, allorché tutto è finito e gli ospiti se ne sono andati, ha confidato: «Tranquilli, il family day si farà. Non è vero che i vescovi frenino, si farà certamente e presto».

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