E se ora Berlusconi facesse un patto elettorale con Veltroni?

"In fondo basterebbero 15 punti di programma, soluzioni di buon senso". La proposta confidata ai collaboratori: "E' un po' folle, lo so. Ma perché non lo sfidiamo a trovare un accordo vero?"

E se ora Berlusconi facesse un 
patto elettorale con Veltroni?

«E se facessimo una coalizione con Veltroni per le prossime elezioni? In fondo basterebbero quindici punti di programma...». Quindici punti per rilanciare l’Italia, un accordo con il Partito Democratico, un programma condiviso per portare finalmente il Paese fuori dalle secche. È l’ultima idea che sta accarezzando Silvio Berlusconi. L’avrebbe confidata nei giorni scorsi ad alcuni dei suoi più fedeli collaboratori, prima della pausa che si è imposto nell’attività politica per seguire fino agli ultimi istanti la sua mamma.

Sono ore di dolore per il Cavaliere. Dolore sereno, perché la signora Rosa è morta a 97 anni circondata dall’affetto dei suoi figli, impartendo fino alla fine la lezione di generosità e di amore che hanno contraddistinto tutta la sua vita. E il richiamo agli insegnamenti della mamma, il ricordo della sua vita, del grande coraggio che mostrò nei momenti più difficili della storia del Paese, forse potrebbero spingere ancora di più Berlusconi a una mossa che esca dall’ordinario, dai giochi di palazzo, dai ricatti di partito. E punti in modo diretto al bene del Paese.

Allora perché non ipotizzare davvero una coalizione trasversale capace di realizzare le riforme essenziali al rilancio dell’economia e della società? Perché non costruire un vero e proprio «patto per l’Italia»? In molti in questi giorni hanno lanciato l’idea di un’intesa bipartisan per varare la riforma elettorale. Ma questo sarebbe un accordicchio utile solo a rinviare le elezioni e incapace di produrre alcunché di positivo.

Ben altro respiro avrebbe una coalizione elettorale con Veltroni e con chi ci stesse, a cominciare da An. Una specie di Caw, come lo chiama Giuliano Ferrara, cioè Cavaliere più Walter, un’alleanza fra le due vere novità di questa seconda Repubblica per porre finalmente le basi del cambiamento. Molti nel centrosinistra in questi giorni tentano di accreditare l’ipotesi che il fallimento di un’intesa bipartisan, inseguita velleitariamente da Marini, sarebbe da addossare al centrodestra. «E allora perché non rilanciamo la palla in avanti? Perché non li sfidiamo a provare un accordo vero?», si chiede il Cavaliere. Alcuni dei suoi collaboratori lo guardano stupiti. E lui non si nasconde le difficoltà, i rischi, le opposizioni che il progetto potrebbe incontrare: «È un’idea un po’ folle, lo so», risponde. Tutte le idee nuove, del resto, anche le più geniali, all’inizio sembrano soltanto una follia: ma sono quelle che cambiano davvero il mondo.

Berlusconi ama citare Erasmo da Rotterdam e l’Utopia di Tommaso Moro. E anche il «patto per l'Italia» per il momento è solo un’utopia. Poco più di una boutade. Ma a volte dietro le boutade si nasconde l’istinto migliore. «Quanto ci vuole per mettersi d’accordo con Veltroni su quindici punti di programma?», ha chiesto il leader del centrodestra nei giorni scorsi a uno dei suoi.

E di fronte alla sua faccia stupefatta, ha continuato con un sorriso: «In fondo Veltroni ha fatto il sindaco, dovrebbe conoscere i problemi concreti della gente e le soluzioni ai problemi della realtà sono solo di buon senso, non sono né di destra né di sinistra...».

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