E sui mercati il "vizio" paga: i guadagni record di fumo e casinò

E sui mercati il "vizio" paga: i guadagni record di fumo e casinò

Macché investimenti etici. Quando si tratta di soldi il peccato paga. I gestori australiani del Tribecan Global natural fund, ne sono convinti. Nel 2016 il fondo è stato quello che ha guadagnato di più nel mondo, con una spettacolare crescita del 145%. Come? Puntando sui titoli azionari dei produttori di marijuana, che a loro volta sono riusciti ad approfittare della liberalizzazione del settore in corso negli Stati Uniti.

Il dato sembra confermare una ricerca presentata poco più di un anno fa da Credit Suisse e London Business School. Secondo lo studio le «sin stock», per l'appunto le azioni del peccato, nell'ultimo secolo sono state quelle che hanno garantito agli investitori i ritorni maggiori. Secondo il colorito linguaggio della finanza Usa le «sin stock» sono quelle che investono nelle cosiddette 5B: booze (alcol), bets (scommesse), boobs (tette), bombs (armi) e butts (sono le cicche di sigarette). Quest'ultimo settore, in particolare, ha offerto guadagni da capogiro: chi un secolo fa avesse investito una sterlina sulle aziende del tabacco, oggi se ne ritroverebbe in cassa 7 milioni. Il titolo di Altria, la casa madre della Philip Morris, uno dei colossi mondiali del fumo, negli ultimi 20 anni ha guadagnato più o meno il 2500%, contro una crescita dello S&P 500, uno degli indici più usati della Borsa Usa, pari al 490% circa. Secondo gli analisti la maggiore redditività dei «settori del peccato» è legata a un elemento fondamentale: i prodotti che causano dipendenza come alcol e tabacco resistono meglio alle crisi. I consumatori tagliano altre voci di bilancio prima di ridurre i loro vizi. Per la stessa ragione anche in caso di calo dei consumi è più facile alzare i prezzi per mantenere alti i guadagni.

Partendo da queste premesse nel 2002 è nato il Vice fund (fondo del vizio), gestito dalla società finanziaria Us Mutual, che investe solo in settori come armi, liquori o tabacchi. Fino al 2014 il Vice Fund ha regolarmente battuto gli indici borsistici. Da qualche tempo però fa fatica a tenere il passo e per di più è stato costretto a cambiare il nome: l'impegnativo Vice fund è stato sostituito con un più neutro Barrier fund.

E anche questo sembra confermare un'opinione sempre più diffusa: salvo eccezioni (vedi la marijuana) la pressione del politicamente corretto sui settori del vizio si fa sempre più forte. E la loro vita sempre più dura. Senza contare che ormai nella categoria sono entrati settori un tempo considerati irreprensibili come quelli del carbone e in genere dei prodotti con un negativo impatto ambientale.

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