E Trieste copre di fischi il sottosegretario

da Trieste

Una cerimonia sobria, ma toccante ha inaugurato ieri il nuovo complesso monumentale della foiba di Basovizza sul Carso triestino. Oltre mille persone hanno applaudito il sindaco di Trieste, che ha fortemente voluto quest’opera e fischiato il sottosegretario agli Interni Ettore Rosato, che rappresentava il governo.
Sul luogo simbolo della tragedia delle popolazioni italiane costrette dalle violenze dell’esercito partigiano di Tito a lasciare le loro terre alla fine della seconda guerra mondiale si sono raccolti esuli istriani, fiumani, dalmati e parenti degli infoibati. Fra il pubblico non mancavano mamme e papà, che avevano portato i figli piccoli a Basovizza per onorare il giorno del ricordo della tragedia dell’esodo e delle foibe.
La folla ha avvolto in una sorta di abbraccio ideale il nuovo monumento che sovrasta l’ex miniera dove i titini, che nel 1945 occuparono Trieste per 40 giorni, hanno scaraventato le loro vittime in quanto italiane, gli odiati tedeschi fatti prigionieri e forse qualche soldato neozelandese, che si stava avvicinando al capoluogo giuliano per «liberarlo» veramente. Cinquecento metri cubi di ossa coperti da una grande piastra d’acciaio color ruggine, sulla quale si innalza una grande carrucola, che simboleggia quella vera che nel novembre 1945 recuperò le prime salme degli infoibati. All’apice della carrucola è legata una croce nera, che spicca verso il cielo.
«Oggi possiamo dire che in questo pezzo del Carso si scrive una pagina della nostra storia - esordisce il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza -. Quella storia che porta con sé i volti e il dolore dei 350mila esuli costretti ad abbandonare la propria terra, perché vittime di un preciso disegno di pulizia etnica». Gli applausi sono spontanei, mentre le bandiere dei comuni perduti e delle associazioni degli esuli fanno da cornice all’inaugurazione. Il sindaco della maggioranza di centrodestra ricorda in particolare gli infoibati: «Chi impiegato pubblico, o carabiniere, oppure prete, oppure semplice cittadino con la colpa di essere italiano ha trovato la morte per mano di una violenza cinica e barbara, i cui mandanti hanno potuto godere di un’impunità giuridica e ideologica per oltre sessant’anni». A Dipiazza il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi, ha inviato una lettera aperta in cui esprime l’intenzione di visitare al più presto il sacrario.
Tutt’altra musica quando dal palco comincia a parlare Ettore Rosato, sottosegretario triestino agli Interni, che rappresenta il governo. All’inizio il suo discorso è appassionato, coraggioso e ammette senza infingimenti la tragedia dell’esodo e delle foibe. Però quando pronuncia le parole «comunità slovena» viene travolto da un boato di urla e fischi. In realtà Rosato voleva ringraziare i comuni a maggioranza slovena del Carso, proprietari del terreno, che hanno concesso l’autorizzazione per ampliare il sito della foiba di Basovizza costruendo un sacrario di 6mila metri quadrati.

A stento Rosato riesce a riprendere il discorso per poi dichiarare al Giornale che «la contestazione è legittima, non mi spaventa, soprattutto se fatta da chi ha motivazioni politiche. L’importante è che il 10 febbraio sia sentito da tutti».

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