E Veltroni si scopre pure un po' Zapatero

E Veltroni si scopre pure un po' Zapatero

Così ieri Walter Veltroni si è improvvisamente riscoperto «veltroniano» ma-anche «zapateriano». Prima era anche «obamiano», e prima ancora «sarkozyano» (senza bisogno di risalire al discorso «blairiano» - e in inglese! - nel congresso di Blackpool che incoronò Tony Blair nel 1996). Sta di fatto che ieri Veltroni ha preso carta e penna, e ha scritto al neo premier con toni lirici: «La vostra vittoria rafforza l’ampio fronte delle forze democratiche e progresso chiamato a fare dell’Unione europea un protagonista per un mondo più giusto, società più eque, per uno sviluppo sociale e civile che ampli i diritti di cittadinanza». Il che è fantastico: uno straordinario esempio di eclettismo politico. Un’ennesima «convergenza parallela», nel grande gioco degli ossimori inconciliabili della politica italiana.

Il leader del Psoe - per fare un esempio - ha introdotto i matrimoni omosessuali nell’ordinamento civile spagnolo, anche a costo di una durissima battaglia culturale; Veltroni invece, quando si è dovuto votare un banalissimo ordine del giorno sulle Unioni civili nella sua città, non si è nemmeno fatto trovare a Roma (e la sua maggioranza ha votato contro, malgrado quei birbanti di Rifondazione avessero usato le stesse frasi del leader del Pd per la mozione).

Insomma, gli spin doctor di Veltroni dovrebbero ricordare a Veltroni che per quanto sia bello cavalcare le vittorie altrui e proiettare su se stessi il coraggio di chi ce l’ha, non solo non gli è utile, ma gli fa persino danno. Ma come? Lui da anni cerca di accreditare un’immagine di ultra-moderato, capace di interlocuzioni privilegiate col Vaticano, e poi gioisce per la vittoria del più grande «laicista» d’Europa? Lui che è andato proprio in Spagna a dire «Siamo riformisti, ma non di sinistra», ora riscopre il fascino dell’izquierda, la sinistra socialista che vince? Lui che non ha voluto in lista il pur pacatissimo Enrico Boselli (molto più moderato di Luis Enrique!) si appassiona al leader che firma come Zorro? Se l’imitazione di un politico è come un tagliando per una macchina, la cosa peggiore che possa capitare a un leader è assomigliare pericolosamente alla propria caricatura.

Alighiero Noschese nel 1974 finì per seppellire Amintore Fanfani mimando i suoi tic da aspirante «uomo forte». Persino l’inossidabile Ciriaco De Mita ebbe i suoi problemi quando venne genialmente irriso da Carlo Verdone (vi ricordate il tormentone: «Sembre teeesi, verso nuovi obbiettivi, sembre teeesi»?). E un’incredibile coincidenza ha voluto che «i dalemoni» di Massimo D’Alema iniziassero ad andare male proprio quando Sabina Guzzanti prese a parodiarlo mentre disegnava i suoi piani alla lavagna. Insomma, da quando Maurizio Crozza ha declinato con il suo perfido Ma-anche «il sincretismo veltroniano» che vuol tenere insieme tutto e il contrario di tutto, ogni volta che Walter ci ricade, ti chiedi: possibile che solo lui non lo veda?

Eppure dev’essere così, se è vero che nelle liste del Nord convivono l’operaio della Thyssenkrupp Boccuzzi, che chiede meno flessibilità e più diritti per i lavoratori, e «il padrone» di Finmeccanica Calearo che chiede più flessibilità e meno garanzie, e ha esordito nelle liste del Pd felicitandosi per l’affondamento del governo del presidente del Pd (!!). In tempi non sospetti Walter Veltroni ha esaltato i fratelli Kennedy, fino al punto di retrodatare la propria iniziazione politica al giorno dell’uccisione di John Fitzgerald Kennedy (aveva otto anni!) «La sua morte è il sogno spezzato di un’intera generazione». E poi ha messo nella sua bella politica Obama: «È il 46enne di talento che ha risvegliato l’America!». Oppure: «È la realizzazione del sogno di Martin Luther King». Peccato che prima fosse stato attratto anche da Sarkozy: «Ho stima di lui, è segno che la gente vuole una democrazia che decide». E poi: «Ha risvegliato il suo Paese, non è né di destra né di sinistra». Ieri Sarkozy era già in disgrazia: «Il voto conferma la delusione nei suoi confronti».

L’altro ieri in auge: «Ci vuole uno choc di innovazione, quello che sta facendo Sarkozy in Francia». Fantastico. La parola d’ordine, tanto, l’ha già data Maurizio Crozza due anni fa: Zapatero, Zapatera/ L'un per cento de tu carisma me serve aqui!!!!».

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