«Ecco le foto dello spaccio» In viale Monza una fiaccolata

«Ecco le foto dello spaccio» In viale Monza una fiaccolata

(...) E la mattina dopo sono ancora lì. A farsi di crac per tenere duro. E a tentare di vendere la droga agli studenti, come quelli della scuola di grafica Santa Caterina da Siena di via Pasteur».
Giuseppe ha 36 anni, fa il commerciante e le sue parole diventano, via via, uno sfogo torrenziale, la tipica esternazione di chi ha taciuto, suo malgrado, per troppo tempo. È uno dei tanti cittadini residenti in questo angolo frequentatissimo di Milano dove ormai, da almeno due anni e mezzo, si vive molto male, sottobraccio con la diffidenza da una parte e un crescente, ma quasi inevitabile razzismo dall’altra. Queste persone vogliono riprendersi la loro vita. Non sono esagitati o sprovveduti: hanno preso la macchina fotografica per documentare quello che dicono, per dimostrare che non esagerano, che non travisano. E per mercoledì 7 febbraio, alle 18.30, hanno organizzato una fiaccolata contro il degrado e lo spaccio. Una manifestazione che partirà da piazzale Loreto per percorrere viale Monza fino all’incrocio con via dei Transiti. Un’iniziativa «dei e per i cittadini» fanno sapere i residenti. Che non vogliono che nessun politico cavalchi la protesta. «Speriamo, invece, che, dopo queste fotografie e la fiaccolata, il Comune e le forze dell’ordine si rendano finalmente conto di come viviamo e mettano un presidio fisso in viale Monza: non c’è niente altro che possa far desistere gli spacciatori» conclude Gianpaolo, 43 anni, cardiologo.
«Mi creda: non ce l’abbiamo con gli extracomunitari. Gli spacciatori in viale Monza ci sono sempre stati, si sa - aggiunge allargando le braccia con rassegnazione Marina, portinaia in uno stabile di via Pasteur e vicina di casa di Giuseppe - ma non sono mai stati così tanti. L’altra sera io e mio marito, andando verso piazzale Loreto, ne abbiamo contati 22 che ci passavano accanto sul marciapiede, chiedendoci se volevamo la cocaina. Quando arrivi in auto e stai per parcheggiare, poi, circondano la vettura, ti bussano nel finestrino insistentemente...Tentano di venderci la droga, per loro siamo tutti potenziali clienti, si capisce. E non basta mandarli via: li abbiamo sotto casa tutta la notte. Sì: loro e i loro clienti, compresi quelli che tornano perché gli hanno venduto della “roba” scadente. Quindi ci sono i litigi, le risse, le liti tra spacciatori ubriachi fradici. E la mattina dopo i marciapiedi e le fioriere sono delle latrine: escrementi, bottiglie, sangue: c’è di tutto. E i nostri figli che vanno a scuola devono stare attenti a non pestare».
«Le forze dell’ordine? La sera, per strada, le volanti della polizia e le pattuglie dei carabinieri passano, sì. E noi residenti chiamiamo a raffica il 112 e il 113. - continua Laura, 28 anni, insegnante -.

Ma gli spacciatori sembrano un’organizzazione manageriale: grazie alle vedette, all’arrivo dei poliziotti tra i senegalesi scatta il passaparola. E diventano invisibili, si abbassano e si nascondono dietro le auto parcheggiate. E il gioco è fatto».

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