Ecco l'ultima sparata di Pisapia: "Serve una moschea per l'Expo"

Il candidato della sinistra a Palazzo Marino vuole una moschea a Milano: "E' importante, anche in vista dell’Expo 2015". Ma prova a metterci una pezza: "Non si può pensare di avere in città milioni di visitatori senza che ci sia per loro la possibilitá di avere un proprio luogo di culto". Poi la Moratti svela il passato di Pisapia: "Fu condannato con una sentenza della Corte d’Assise per il furto di un veicolo utilizzato per pestare un ragazzo, e poi amnistiato". Il video GUARDA LA SEZIONE SPECIALE SULLE ELEZIONI

Ecco l'ultima sparata di Pisapia: 
"Serve una moschea per l'Expo"

Milano - Durante il confronto televisivo organizzato da Sky, Giuliano Pisapia è uscito allo scoperto. Il candidato della sinistra nella corsa a Palazzo Marino vuole una moschea a Milano. "E' importante - ha spiegato - anche in vista dell’Expo 2015". Ma prova a metterci una pezza: "Non si può pensare di avere in città milioni di visitatori senza che ci sia per loro la possibilitá di avere un proprio luogo di culto dove pregare, come peraltro sancisce la Costituzione".

Lite sulla "condanna" di Pisapia Nell’appello finale, appena prima della chiusura della trasmissione, la Moratti ha ricordato agli elettori di "essere una moderata, di famiglia moderata, come tutta la mia vita dimostra e a differenza del candidato Pisapia, che è stato condannato con una sentenza della Corte d’Assise per il furto di un veicolo, veicolo utilizzato in seguito per il pestaggio di un ragazzo, e poi amnistiato". Al candidato del centrosinistra non è stata concessa la replica, avendo già avuto lo spazio per l’appello finale prima dell’avversaria, ma Pisapia ha reagito all’attacco della Moratti: "Questa è una calunnia vergognosa, non lo accetto. Il sindaco sa che ci sono tre gradi di giudizio? Io sono stato vittima di un errore giudiziario, riconosciuto da una sentenza che mi ha assolto per non aver commesso il fatto quando addirittura c'era ancora la formula dell'insufficienza di prove". La trasmissione è terminata con le proteste dell’avvocato vendoliano. I due candidati non si sono stretti la mano davanti alle telecamere. 

Il dibattito sulla sicurezza Il dibattito è cominciato con una domanda sulla sicurezza. "Per migliorare la sicurezza a Milano servono cinquecento vigili di quartiere, ce ne sono meno di cinquanta - ha detto il candidato della sinistrao - quello che non serve, perchè é controproducente, sono le ordinanze coprifuoco del sindaco Moratti che hanno spento i luoghi di aggregazione". Immediata la replica del sindaco uscente Letizia Moratti: "I dati reali della prefettura dicono che i reati sono calati del 48 per cento in tre anni". Quindi una stoccata a Pisapia. "Non sa che le ordinanze di cui parla sono già terminate per quanto tiguarda i luoghi di aggregazione - spiega la Moratti - permangono solo per gli immobili, dove permettono di garantire la sicurezza". 

Le case a basso costo Nei primi anni dell’eventuale secondo mandato a Palazzo Marino la Moratti promette di realizzare "grazie al Pgt, cinquemila nuove case a basso costo per i giovani e chi ha bisogno, oltre alle seimila già fatte". "Continueremo la nostra politica moderata sulle piccole e grandi cose come l’asfaltatura delle strade e le garanzie per il credito sportivo - spiega il sindaco uscente - continueremo a fare in modo che le associazioni di volontariato possano lavorare in partnership con il Comune". Quanto alle priorità in materia di opere pubbliche, la Moratti ha concluso dicendo che proseguirà con le riqualificazioni come quella del parto Trotter. "Proseguiremo il grande lavoro fatto finora senza incidere sulle tasche dei milanesi, cioè senza aumentare le tariffe di acqua e mezzi pubblici, che sono le più basse, e senza mettere l’addizionale Irpef".

Pisapia querela la Moratti Il candidato del centrosinistra, poco dopo il dibattito, ha deciso di querelare Letizia Moratti per diffamazione aggravata, come scrive in una nota il suo ufficio stampa: "La Moratti mente. Milano non merita un sindaco bugiardo. È evidente che Letizia Moratti è disperata. Fidandosi di qualche manina sporca che fabbrica dossier ad arte è incappata in un clamoroso errore". Pisapia precisa che nonostante l’amnistia presentò appello, accolto.

La sentenza recita alle pagine 1562 e 1563: "In conclusione non vi è prova - né vi sono apprezzabili indizi - di una partecipazione del Pisapia, sia pure solo sotto il profilo di un concorso morale, al fatto per il quale è stata elevata a suo carico l’imputazione di furto, dalla quale l’appellante va pertanto assolto per non aver commesso il fatto". Tale sentenza di assoluzione con formula piena è passata in giudicato ed è quindi definitiva.

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