Ecco il paradosso della miss simbolo delle ciccione oppresse

Un mondo all'incontrario. Giulia Nicole Magro indossa la taglia 44: "E' grassa per la passerella". Ma è arrivata seconda a Miss Italia. E lo stilista Renato Balestra assicura: "La faccio sfilare io"

Ecco il paradosso della miss  
simbolo delle ciccione oppresse

Ogni anno poco prima delle sfilate o all’avvicinarsi dei concorsi di bellezza, iniziano i buoni propositi degli organizzatori, del mondo della moda e conseguentemente dei media, gli intenti ragionevoli, le battaglie volenterose contro quello scheletrico mostro dell’anoressia.
Allora parte l’ordine di scuderia: stavolta solo ragazze che indossino almeno la taglia 42, perché per carità, non le vogliamo più vedere quelle con l’aspetto delle affamate, che stanno in piedi per scommessa e solo in assenza di vento, che sembrano cavallette prima della stagione verde, acciughe nel periodo dell’amore. Poi non si sa com’è, noi quelle con quell’aspetto lì sulle passerelle, sulle riviste, e ai concorsi di bellezza le continuiamo a vederle lo stesso. Però il tentativo c’è, dicono. Come quest’anno a Miss Italia, dove, al secondo posto, si è piazzata una bionda diciottenne veneta, che va matta per la pizza, è alta un metro e ottanta, pesa cinquantasette chili e indossa la taglia 44. Per questo qualcuno ha cercato di convincerla del fatto che il suo destino non è nel suo cognome (si chiama Giulia Nicole Magro).
A luci spente, fiori appassiti, fascia spiegazzata, di solito si inizia a lavorare. E così ha cercato di fare anche Nicole, forte del suo prestigioso titolo nazionale. Peccato che un’agenzia per modelle nella quale si è presentata, l’abbia respinta con perdita per quei tre centimetri d troppo che torniscono i suoi fianchi, tipo: ora misurano novantadue centimetri, torni quando ne misureranno ottantanove.
Pare che lei abbia fatto spallucce, non se la sia affatto presa, abbia sottolineato che è stata solo un’agenzia e non tutto il mondo della moda ad averla rifiutata e si sia premurata di far sapere che alle pizze con i suoi amici non ha alcuna intenzione di rinunciare, oltretutto ha anche da studiare e quindi insomma, un intoppo non sarà proprio la fine del mondo. Alla faccia dei globuli biondi. Ci è piaciuta da matti la miss... E non solo a noi.
Perché, in effetti, l’ottimismo e la lucidità di mente della ragazza sono stati ripagati poco dopo, con un pronto ingaggio da parte dello stilista Renato Balestra che la sera del primo febbraio, nel complesso Santo Spirito in Sassia, le farà indossare un abito della sua ulima linea. Un vestito blu-Balestra pieno di ricami e tempestato di pietruzze Swarovski, le metterà persino un bellissimo modello maschio accanto. Perciò «tiè» all’agenzia e bene così. Però a ripensarci è una faccenda sconvolgente questa. A parte il fatto che solo qualche giorno fa si è suicidata la mamma di Isabelle Caro, la modella morta di anoressia lo scorso novembre. Una storia da unghie sulla lavagna, capace sì quella di far arrotolare lo stomaco, di strizzarlo fino alle dimensioni di una nocciolina. Con questa, di storia, non c’entra nulla. Però involontariamente viene in mente.
E comunque, tornando, alla Magro, ma di cosa stiamo parlando? Ma voi l’avete vista Giulia Nicole? Noi ce la ricordiamo benissimo in baby doll e autoreggenti scendere dalla scalinata di Salsomaggiore. Pensare che qualcuno possa chiederle, più o meno cortesemente, «scusi signorina un po’ meno “in questo punto”, per favore», assume contorni comici, o forse drammatici a ben vedere. Siamo in una società talmente attenta a maneggiare con cura le fobie che è stata maldestramente capace di creare da far credere a una «sventola» di un metro e ottanta per cinquantasette chili di peso che qualcosa dovrebbe togliere, che a qualcosa dovrebbe rinunciare, che con le pizze sarebbe meglio ci desse un taglio, che qualcosa non va. A trasformare una taglia 44 nel simbolo delle ciccione oppresse, nelle simbolo delle rifiutate dallo schizzinoso, severissimo mondo dei lustrini.

Roba da pazzi. Come chiedere a Jessica Rabbit di farsi ridisegnare. Fortuna che il «finto» partito della 42 ha involontariamente aperto alla Magro un sacco di porte dalle quali, con una banale 38, non sarebbe mai passata.

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