Fabio Fazio, l’intervistatore più morbido di Gigi Marzullo, ha trovato un nuovo mestiere: il barman. Il suo Vieni via con me , programma costosissimo e strombazzato come la grande novità della tv italiana, è un gigantesco e costosissimo shaker dove viene frullato di tutto, dalla suora- banchiera favorevole alla nuova moschea di Torino al cantante che riesuma i pezzi di Giorgio Gaber, dalle lettere dei telespettatori al nuovo guru della politica italiana, Roberto Saviano. Un cocktail agitato, non mescolato, e scodellato in prima serata con un solo obiettivo: screditare Berlusconi e il Giornale.
Saviano è un Celentano meno sconclusionato e più ideologizzato, un telepredicatore più lungo e infinitamente più monotono, ma più feroce. Fazio vuol fare il brillante, con il solito sorrisino sfottente cita un vasto campionario di luoghi comuni sull’Italia, definizioni di Churchill, Prezzolini, Mussolini. Ma subito dopo fa l’elenco delle prostitute che esercitavano a Pompei prima dell’eruzione, dalle «tope» di bettola fino a quelle «colte, più raffinate, che si prostituivano per influenzare la politica. Poi Pompei crollò e il crollo continua ancora oggi». È l’aperitivo di benvenuto del più ricco barista Rai. L’«elenco»dovrebbe essere uno degli elementi caratterizzanti il programma, tra i cui autori ci sono Michele Serra (firma di Repubblica ) e Francesco Piccolo (dell’ Unità ). Ma è soltanto una noia. Compreso il catalogo delle definizioni di omosessuale letto dal governatore pugliese Nichi Vendola, gay dichiarato ma non proprio un fine dicitore cui è stata regalata la passerella.
Il pezzo forte è lo show di Saviano. Lo scrittore di Gomorra entra sulla scena tricolore, ma in realtà dominata dal rosso, alle 21.17 e parla per oltre mezz’ora. Come ha ampiamente spiegato su Repubblica , si dedica a smontare la «macchina del fango», la sua «ossessione». «Sento che la democrazia è letteralmente in pericolo, se ti poni contro questo governo ti aspetta l’attacco della macchina del fango», sentenzia come un oracolo. Riconosce che «non siamo né in Cina né in una dittatura fascista», bontà sua. Spiega che «una cosa è fare un errore, un’altra farsi corrompere»: viva la banalità. «La privacy è sacra, un pilastro della democrazia: nessuno ha il diritto di fotografarti in bagno perché perdi credibilità»: sembra di sentire Berlusconi. Invece no: «Un conto è la riservatezza, un conto è scegliere le amiche da candidare ». Ed ecco che nel frullatore finisce anche il Giornale, le cui prime pagine su Montecarlo e Boffo giganteggiano sullo sfondo ( come avevamo rivelato giorni fa). Così il fango ha nome e cognome, senza possibilità di contraddittorio, senza difesa, senza appello.
Per tenere fede alla sua fama di bastonatore della malavita organizzata, Saviano rispolvera farraginosamente la tragedia di Giovanni Falcone. Come dire: questo è il destino di chi è bersagliato dalle macchine del fango. E l’equazione del teorema- Saviano è facile da fare: il governo Berlusconi è come la mafia. Ecco dunque il programma partorito da Rai3 dopo il lungo braccio di ferro con i vertici aziendali che stentavano a firmare i contratti. Avevano ragione, non foss’altro che per la quantità di sbadigli. Trasmissione annunciata da Fazio, cancellata da Masi perché troppo costosa, poi tornata in auge con partecipazioni gratis, infine riammessa perché sembrava- i problemi di soldi erano spariti.
Alla fine l’unico ad apparire senza gettone è stato Roberto Benigni, e nel suo monologo l’ha ricordato a ogni pie’ sospinto. E anche lui si è occupato di prostitute, «furti con spasso», martellando ossessivamente su Berlusconi. Da Ruby alla P3, da Ghedini al figlio Pier Silvio, fine alla prole di La Russa e ai direttori del Giornale , Feltri e Sallusti, «che hanno dossier e informazioni certe che la Costituzione è gay, frocia, omosessuale »: un guitto senza freni. E per fortuna non voleva parlare di gossip ma soltanto di politica. In realtà, quanto ai soldi, i curatori avevano proposto alla Rai un budget di 2.816.000 euro per quattro puntate, di cui 2.400.000 per i conduttori. Settecentomila euro a settimana. «Un’invenzione» si scandalizzò Saviano ad Annozero e l’ha ripetuto ieri su Repubblica . Le prenotazioni pubblicitarie però non sono state all’altezza: 810mila euro. Con una perdita prevista di due milioncini.
Il numero di Tv sorrisi e canzoni in edicola rivela che soltanto la scenografia di Vieni via con me negli studi milanesi di via Mecenate è costata 500mila euro mentre i microfoni, telecomandati e di ultima generazione, sono costati 50mila euro ciascuno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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