Valencia - Chris Dickson insegue, dalla partenza insegue la barca italiana. James Spithill con Luna Rossa lo ha umiliato in partenza. Lo ha lasciato dalla parte sbagliata del campo, lo ha trattato come un ragazzino alle prime armi anche dopo. Chris si agita, guarda dietro, non si fida di Gavin Brady il tattico, a sua volta infastidito da Larry Ellison, il padrone che non vuole perdere e si inventa oltre che miliardario (in dollari) anche velista suggeritore. Dickson trova il vento dietro le spalle. Lo sente sulla schiena, lo vede sul mare. Raffiche che arrivano e lo spingono al sorpasso. Taglia il traguardo con quattordici secondi di vantaggio e per Luna Rossa è una brutta sconfitta.
Conquistare ieri il due a zero in un certo senso «chiudeva la pratica», perché avrebbe fatto saltare i nervi agli americani, che li hanno già a fior di pelle. «Dobbiamo ricominciare da zero» dice, e si vede che non gli fa piacere dirlo, lo stratega Michele Ivaldi. La regata era iniziata molto bene, il ventiseienne timoniere australiano aveva mostrato tempi di reazione formidabili annullando il vantaggio di Bmw Oracle che entrava con la bandiera gialla. Lo aveva lasciato fermo sulla linea, mentre tentava di trovare aria libera.
E poi al passaggio della prima boa il cronometro aveva corso fino a segnare un vantaggio di un minuto. Sembrava fatta. «Le regate le vince chi fa meno errori - aggiunge Ivaldi sempre più seccato - loro ne hanno fatti di madornali, noi di più grossi. Da un vantaggio da misurare con la sveglia siamo passati al corpo a corpo. Evidentemente abbiamo sbagliato qualcosa».
Nella poppa i nostri eroi non seguono l'avversario, lasciano che si allontani alla ricerca di raffiche. Al cancello della poppa sono vicinissimi. Luna Rossa nella bolina non riesce a conquistare il solito vantaggio, quello che le abbiamo visto costruire sia nella prima regata sia ieri nella prima bolina. Le due barche arrivano vicinissime alla boa e ancora una volta Giacomino Spithill lascia sul posto Bmw Oracle.
Dickson non riesce a fargli la famosa «manovra Dickson». Quando le barche iniziano la poppa sono vicinissime. Tutti sentono che Bmw è in vantaggio, che può passare come ha fatto molte volte nei Round Robin. E infatti succede.
Spiega Ivaldi: «Le velocità delle barche sono simili, un guadagno di quel tipo si fa solo con vento e raffiche. Tra una generazione e l'altra ci sono pochi metri al minuto di differenza. Bmw ci ha guadagnato anche venti metri al minuto».
Insomma di chi è la colpa? «Abbiamo già visto che è un campo in cui chi viene da dietro ha dei vantaggi - spiega il navigatore americano Peter Isler - siamo stati pazienti, abbiamo saputo soffrire e costruire la possibilità di passare. Nell’ultima poppa siamo rimasti in fase con il vento e questo ci ha favorito». Gli americani forse pensano di aver ricevuto un regalo. Non hanno tutti i torti alla fine di una regata che si fatica a comprendere. «È bello passare da un minuto di distacco a vincere». E adesso? «Noi non cambieremo la barca» dicono i due team quasi in coro, convinti delle scelte fatte prima delle semifinali. Vero? Falso? Insomma, sembra che gli americani siano più rapidi in poppa e meno di bolina e viceversa gli italiani. Il manuale direbbe di avvicinare le prestazioni per essere più vicini all'avversario. Ma qui dei manuali si fa carta straccia. I manuali si scrivono. Per scrivere la storia Luna Rossa deve battere quattro volte ancora la barca americana. Conclude Ivaldi: «Non aspettatevi che finisca cinque a uno. Il gioco è molto aperto». Lo sapevamo.
Totalmente senza storia l'altra regata del giorno. Emirates Team New Zealand è partita e arrivata in testa dimostrando di poter arrivare al cinque a zero. Su Desafio ha navigato Felipe di Borbone, il principe delle Asturie.
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