Ci sono i primi segnali di risveglio dell'economia. Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ne è convinto. «Il 2015 sarà l'anno della crescita», ha affermato ieri aprendo i lavori del Forum a Cernobbio e illustrando la relazione presentata dal direttore dell'Ufficio studi, Mariano Bella. «La nostra stima di crescita dell'1,1%, infatti, significa ripresa». Ci sono alcune favorevoli condizioni internazionali, dal costo del petrolio al cambio dell'euro fino all'intervento della Bce, ma cresce anche la fiducia delle famiglie e delle imprese. «Dopo troppi anni di previsioni negative e revisioni al ribasso, c'è un prudente ottimismo. Siamo però di fronte a un bivio - ha rilevato Sangalli - accontentarsi di quello che passa lo scenario internazionale, mutevole e incerto, oppure cogliere le opportunità che si presentano, indirizzando il Paese sul sentiero della crescita».
Il nodo centrale, secondo la Confcommercio, rimangono le tasse, troppe e in continua crescita. L'Iva è già aumentata due volte, il prelievo fiscale sulla casa è salito del 115 per cento dal 2011 al 2014 ed è stata introdotta una tassa di soggiorno che penalizza il turismo. «La preoccupazione che abbiamo sempre denunciato, e l'ha ricordato anche Draghi, è che le imposte continuano a salire. Il governo taglia i trasferimenti agli enti locali ma non taglia le sue tasse - ha aggiunto Sangalli - Comuni e Regioni a loro volta aumentano le imposte per far quadrare i bilanci. È un circolo vizioso con unico risultato: la pressione fiscale è sempre più alta». Il presidente continua a denunciare la situazione al governo e si dice deluso dalle ultime leggi di Stabilità. «L'auspicata operazione meno spesa pubblica e meno tasse è stata un'occasione persa. Ci auguriamo che Renzi stavolta colga l'opportunità».
A che cosa si riferisce la Confcommercio? La riflessione dell'Ufficio studi descrive due scenari: quello prudente prevede un tasso dei titoli a medio e lungo termine al 2,3% con un risparmio di 4,3 miliardi di euro nel 2015 e di 10 miliardi nel 2016; quello ottimistico, invece un tasso all'1,8%, con un risparmio di 6,3 miliardi quest'anno e di 14 miliardi l'anno prossimo. Con questo «tesoretto» è possibile una riduzione della pressione fiscale, calando l'aliquota Irpef dal 23% al 22% nel primo caso o due aliquote, dal 23% al 22% e dal 27% al 26%, nel secondo caso. Ma allo stesso tempo bisogna proseguire con la spending review per evitare il rischio che scatti la clausola di salvaguardia. «Dobbiamo scongiurare questo spettro - ha sottolineato Sangalli - che porterebbe maggiori tasse per 70 miliardi in tre anni. Altrimenti, come si fa a rilanciare la domanda interna con l'Iva che passa dal 22 al 25,5% e dal 10 al 13%?».
Sul rischio Iva c'è anche spazio per una nota polemica nei confronti del governo Renzi. «Il presidente del Consiglio non accoglie con tanto entusiasmo i corpi intermedi - ha raccontato il presidente di Confcommercio - Ma quando parlo con i commercianti, vengono fuori l'esasperazione e la preoccupazione. Cerco di contenerle, ripetendo che bloccheremo queste cose. Ma se ciò non avvenisse, sarebbe disastroso. L'area di assoluta povertà si è allargata a sei milioni di persone. Bisogna invertire la tendenza, c'è anche un problema di coesione sociale». Insomma, oggi le imprese del terziario chiedono che ogni euro recuperato dalla lotta all'evasione e dalla spending review , assieme al «tesoretto» dei minori interessi sul debito, siano destinati alla riduzione fiscale.
«Che rimane il vero, grande problema del Paese - ha concluso Sangalli - Noi continuiamo a denunciare questa fortissima preoccupazione e, a forza di battere il chiodo, mi auguro che prevalga la ragione. Anzi, il semplice buon senso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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