Perché l'Imu non può essere progressiva

Molti non fanno alcuna differenza tra reddito e patrimonio. Ma la disponibilità di beni che non producono reddito non fornisce alcuna "capacità contributiva" al cittadino

La pagina del modello F24 alla voce Imu
La pagina del modello F24 alla voce Imu

L'articolo 53 della Costituzione recita: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività».
Come viene normalmente inteso questo articolo? Nel senso di «chi più ha, più paghi». Ovviamente, in bocca a molti «sputasentenze» non si fa alcuna differenza tra reddito e patrimonio. Eppure, la disponibilità di beni che non producono reddito non fornisce alcuna «capacità contributiva» al cittadino. Infatti, per «concorrere alle spese pubbliche» costui è costretto o a ricorrere a redditi diversi da quelli (non) derivanti dal proprio patrimonio o ad alienare una parte del patrimonio stesso per trarne un introito da girare in conto imposte.
In entrambi i casi viene impoverito, come ovviamente capita per qualsiasi obbligo tributario, ma non già sui propri redditi, come è invece nel caso d'imposte non patrimoniali. Ciò premesso, se si rilegge il dibattito svoltosi alla Costituente quando fu discusso e approvato l'articolo 53, ci si rende conto che ben diversa era la volontà dei patres rispetto alla vulgata posteriore.

Si voleva, insomma, evitare che, fondandosi sulla «capacità contributiva», si potessero colpire redditi minimi o bassi, per esempio non tenendo in conto i carichi familiari. Era quindi il timore di eccessivo fiscalismo a muovere i costituenti, non già la volontà fiscalistica di «punire i ricchi», come poi si è preteso.

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