La guerra commerciale fra Stati Uniti e Europa sugli aiuti di Stato a Boeing e Airbus è l'evergreeen delle politiche protezionistiche: dura dal 2004 e non è ancora finita. La prova è arrivata ieri dalla World Trade Organization, con l'autorizzazione concessa a Bruxelles di imporre dazi a Washington fino a un massimo di 4 miliardi di dollari. La cifra è considerata la compensazione per gli «effetti sfavorevoli» causati dai sussidi federali al costruttore di aerei americano, ma è inferiore all'ammontare delle tariffe punitive per 7,5 miliardi concesse lo scorso anno dalla stessa Wto agli Usa nei confronti dell'Ue (costate salato a molti prodotti d'eccellenza del made in Italy), e di gran lunga al di sotto degli oltre 11 miliardi della richiesta comunitaria.
La disparità di trattamento non sembra tuttavia il casus belli su cui l'Ue intende far leva. L'obiettivo è trovare una pacificazione definitiva, in grado di rimuovere tutte le barriere alle esportazioni da entrambe le sponde dell'oceano. Il responsabile del Commercio Ue, Valdis Dombrovskis (in foto), detta il ruolino di marcia: «Ci impegneremo immediatamente di nuovo con gli Usa in modo positivo e costruttivo per vedere come procedere: la mia preferenza è un accordo negoziato con gli Stati Uniti, evitando cicli dannosi di misure e contromisure. Ciò ci consentirebbe di concentrarci sulle priorità urgenti transatlantiche, vale a dire la nostra ripresa economica dalla pandemia, la riforma Wto e il ripristino di condizioni di parità a livello globale». In caso di risposta negativa da parte dell'America, «saremo costretti a malincuore a difendere i nostri interessi e rispondere in modo proporzionato». Ovvero, stabilendo dazi sulle importazioni americane.
Washington non sembra però così bendisposta a afferrare il ramoscello d'ulivo. Pur dicendosi pronto a «intensificare le trattative con Bruxelles», il rappresentante al commercio Usa, Robert Lighthizer, ha precisato di essere «in attesa di una risposta» da parte di Bruxelles a «una recente proposta» americana.
Il raggiungimento di un'intesa è complicato dalla decisione presa dagli Usa una settimana fa di stangare l'alluminio, in particolare quello tedesco. E dalla volontà di Donald Trump di non rinunciare al ruolo di difensore degli interessi americani a ridosso delle presidenziali.
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