Quattro ore di colloquio tra i negoziatori greci e i ministri delle Finanze dell'Eurozona. Alla fine il governo di Atene ha respinto la proposta dell'Eurogruppo: "Le autorità greche hanno indicato che intendono concludere con successo il programma, tenendo in considerazione i piani del nuovo governo". Sono queste le parole del comunicato proposto dall’Eurogruppo che i greci rigettano. La bozza spiega che l’Ue "userà la massima flessibilità nell’attuale programma". La bozza in particolare prevedeva la richiesta da parte delle autorità greche di una "estensione tecnica di 6 mesi dell’attuale programma come passo intermedio" per permettere di dare tempo alle autorità greche e all’Eurogruppo di negoziare "una successiva intesa".
Sarebbe proprio questo il punto critico, lo stesso su cui è sfumato l’accordo all’Eurogruppo straordinario di giovedì scorso. Le discussioni proseguono fra i ministri e c’è l’ipotesi di concedere ancora qualche giorno di lavoro ai tavoli tecnici per negoziare una nuova soluzione, riaggiornando la riunione dei ministri a venerdì prossimo.
In serata arriva l'ultimatum dell’Eurogruppo alla Grecia: ha fino a giovedì per decidere se chiedere l’estensione del programma, in modo da poter avere un Eurogruppo straordinario venerdì che possa valutare la sua richiesta. Lo ha detto il presidente Jeroen Dijsselbloem. "L’estensione è l’unica strada", ha detto Pierre Moscovici. Che poi ha aggiunto: "Dobbiamo essere logici, non ideologici", sottolineando che "sulla fraseologia abbiamo discusso molto nell’Eurogruppo, non è questo il punto ma trovare buona volontà e un terreno comune, dove il primo è la richiesta dell’estensione del programma e il secondo la flessibilità".
Senza progressi sulle riforme da parte della Grecia il Fondo monetario internazionale non effettuerà pagamenti. Lo sostiene il numero uno del Fmi, Christine Lagarde. "Indirizzeremo - spiega - il processo di revisione in corso e valuteremo se alcune o larga parte degli impegni presi siano stati implementati o meno. Se concluderemo - aggiunge - che così non è stato, non ci saranno pagamenti da parte del Fmi".
"Il problema dell’Ue - osserva il ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis - è che ora c’è un governo che mette in discussione un programma fatto dall’Europa, e la nostra difficoltà è convincere l’Europa a sostituire un programma che non ha funzionato".
Il documento, presentato dal presidente dell’Eurogruppo Jreon Dijsselbloem in apertura della riunione, è di una pagina. Tre le indicazioni. La prima riguarda l’estensione del programma attuale. "Le autorità greche hanno indicato di avere l’intenzione di concludere con successo il programma tenendo conto dei nuovi piani del governo", è scritto nella dichiarazione proposta al ministro delle finanze Yanis Varoufakis. Si tratta di una frase non diversa da quella elaborata nella riunione dei ministri della settimana scorsa che era stata approvata da Varaoufakis e che Tsipras però aveva respinto. Altro elemento che ha scatenato l’opposizione ellenica è il riferimento all’uso migliore della flessibilità esistente "nell’attuale proramma". Varoufakis è chiuso in difesa della linea che il programma attuale non costituisce una base di partenza per il negoziato.
Terzo punto sul quale sono emersi dei problemi è quello relativo al controllo delle politiche economiche. Nel testo non si parla di Troika, ormai sparita dal vocabolario, ma viene indicato che "le autorità greche danno il loro fermo impegno ad astenersi da azioni unilaterali" e lavoreranno in stretto accordo con i partner europei e internazionali specialmente nei settori della politica fiscale, delle privatizzazioni, delle riforme del mercato del lavoro, del settore finanziario e delle pensioni.
Per quanto riguarda lo spazio nel bilancio 2015, la dichiarazione indica la necessità di "assicurare surplus primari adeguati" (invece che riferirsi all’obiettivo del 3% nel 2015). Infine, la conseguenza diretta di un tale impianto: il via libera dell’Eurogruppo alla richiesta greca di estendere di sei mesi l’attuale programma "come passo intermedio" verso un accordo più complessivo. Richiesta che la Grecia non ha intenzione di avanzare.