Aumento dell'Iva dal 21 al 22%, una stangata da scongiurare

Dal primo luglio l'Iva salirà dal 21 al 22%. Confcommercio lancia l'allarme: "Una stangata da 135 euro a famiglia". Oltre 26mila imprese a rischio fallimento. Ma Alfano: "L'aliquota non va aumentata". Se si aggiunge la Tares, la batosta sale a 734 euro

Aumento dell'Iva dal 21 al 22%, una stangata da scongiurare

Silvio Berlusconi l'ha detto chiaramente: bisogna scongiurare l'aumento dell'Iva dal 21 al 22%. Dopo l'abolizione dell'Imu sulla prima casa, il secondo nodo da sciogliere è il balzello sui consumi voluto dall'ex premier Mario Monti. Balzello che rischia di penalizzare ulteriormente il Belpaese. Si tratta di un duro colpo per famiglie e imprese visto che l’aliquota standard dell'Iva riguarda circa il 70% dei consumi totali.

Se l'esecutivo non riuscirà a scongiurarne l’aumento, dal primo luglio l’aliquota dell'Iva del 21% salirà al 22%. Gli aggravi di imposta sui portafogli delle famiglie italiane saranno pesantissimi: 2,1 miliardi di euro nel 2013, ben 4,2 miliardi nel 2014. Ipotizzando che i comportamenti di consumo delle famiglie italiane rimangano immutati, la Cgia di Mestre stima che per un nucleo costituito da tre persone l’aggravio medio annuo sarà di 88 euro. Nel caso di una famiglia di quattro componenti, l’incremento medio annuo sarà invece di 103 euro. Secondo l’ufficio studi di Confcommercio, il conto da pagare per le famiglie italiane sarà addirittura più salato: per un nucleo di tre persone pronosticano una stangata da 135 euro in media l’anno. Non solo. Dal momento che l'Iva non è l'unica tassa che gli italiani si troveranno a dover saldare, la spesa si fa più salata. Se, infatti, si aggiungono la scadenza dell'Imu di giugno al netto dell’esclusione della prima casa e quella della Tares a dicembre, potrebbe arrivare, secondo i conti fatti da Federconsumatori, una batosta a 734 euro a famiglia.

"Bisogna assolutamente scongiurare questo aumento", ha avvertito il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi paventando il crollo dei consumi già ridotti al lumicino con gravi ripercussioni economiche non solo sulle famiglie, ma anche su artigiani e commercianti che vivono quasi esclusivamente della domanda interna. Secondo la Confcommercio, infatti, l'ipotesi di aumento dell’Iva dal primo luglio acuisce la situazione di crisi per il commercio al dettaglio e 26mila imprese del settore potrebbero scomparire entro la fine dell'anno. "Rispetto al 2011 - ha spiegato Bortolussi - la riduzione della spesa per consumi delle famiglie italiane è stata del 4,3%, una variazione negativa molto superiore a quella registrata nel biennio 2008-2009, quando, al culmine della recessione, i consumi avevano segnato una caduta tendenziale del 2,6%". Sebbene il passaggio dell’aliquota dal 21% al 22% non inciderà sulla spesa dei beni di prima necessità, si quali si applica l’Iva al 10% o al 4%, i rincari maggiori si verificheranno quando ci recheremo a fare il pieno di benzina all'auto o saremo costretti a portarla dal meccanico o dal carrozziere.

L'associazione degli artigiani di Mestre prevede anche rincati su capi di abbigliamento, calzature, mobili, elettrodomestici e articoli per la casa. Proprio per evitare tutti questi rincari il vice premier Angelino Alfano ha assicurato che il governo lavorerà perché sia evitato l'aumento.

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