"Le aziende italiane rischiano l'esproprio in Russia"

Confindustria avverte che se la guerra economica con la Russia continuerà si potrà arrivare all'esproprio degli asset industriali italiani nel Paese.

"Le aziende italiane rischiano l'esproprio in Russia"

Le risposte russe alle sanzioni approvate dall'Occidente possono portare all'esproprio degli asset industriali italiani nel Paese. Questo il timore di Confindustria, il cui Centro studi ha avvertito dei rischi che potrebbero insorgere per il proseguio della guerra economica con l'Occidente. Le manovre che la Russia sta studiando "sembrano andare nella direzione di una nazionalizzazione strisciante, se non addirittura verso forme di espropri, mettendo a serio rischio gli asset industriali italiani"

Il Csc è molto timoroso delle conseguenze delle controsanzioni russe in arrivo: le imprese italiane rischiano una batosta e di incamminarsi in una strada senza ritorno per la possibilità che Mosca proceda a una svolta "venezuelana", espropriando gli asset delle compagnie occidentali, incluse quelle italiane. "Parliamo di oltre 440 attività con 34-35 mila addetti ed un fatturato di 7,4 miliardi di euro", ricorda La Stampa. Lo stock degli investimenti diretti esteri italiani diretti in Russia è stato valutato dall'Istituto per il Commercio Estero in 11,5 miliardi di euro, che sommano il totale delle attività, delle infrastrutture e degli asset materiali di proprietà di istituzioni nazionali nella Federazione. Estendendo il totale agli alleati economici di Mosca nell'Unione Economica Euroasiatica i cui sistemi sono strettamente collegati a quelli della Russia si arriva a uno stock di 13,4 miliardi di euro complessivi, di cui un miliardo concentrati in Bielorussia, nazione che con maggiore probabilità seguirà le mosse di Mosca.

Confindustria avverte di non avere ancora "testi ufficiali" da commentare ma anche che le tendenze politiche emerse dopo la dichiarazione di prossime controsanzioni promosse da Vladimir Putin lasciano presagire un rischio crescente per la tenuta dei consigli di amministrazione e della governance delle imprese italiane in Russia.

Viale dell'Astronomia ci tiene a sottolineare che la misura è per ora esclusivamente nella categoria delle azioni ipotizzate, e che bisognerà valutare come procederà l'attività del governo russo. Il cui principale problema economico ora è legato alla stabilizzazione del rublo e dei mercati interni di fronte alla guerra economica scatenata dall'Occidente. Ma il fatto che Confindustria non sia sola nel prevedere la possibilità di una mossa del genere va indubbiamente tenuto in considerazione. "La recente adozione, da parte russa, di misure di controllo sui movimenti di capitali in valuta estera" aumenta il fattore rischio per la Russia e il rischio di una corsa alla guerra economica anche per Sace, che nel recente rapporto sui rischi dei Paesi con cui l'Italia commercia ha inserito un focus sulla Russia. Focus Risparmio nota che per Sace, che significativamente ha completato il rapporto prima dell'invasione russa dell'Ucraina in Russia, "aumenta anche il rischio di esproprio, sulla scia delle eventuali possibili ritorsioni sugli investitori internazionali per le sanzioni imposte a Mosca, traducendosi in azioni di confisca, senza adeguate compensazioni, o in eventi di creeping expropriation", ovvero la graudale imposizione di limiti all'attività operativa di un'impresa in un Paese estero che ne condiziona le azioni.

Il Centro Studi di Confindustria ipotizza dunque uno scenario di rischio importante in una fase di acuta tensione. Il Csc ha inoltre calcolato che la Russia rappresenta l’1,5% dell’export italiano di beni (rispetto al 2,7% fino al 2014, anno delle prime sanzioni a seguito dell’annessione della Crimea alla Russia), interessando oltre 11mila imprese e il 3% dell’import (5,2% pre-2014). Il danno più diretto potrebbe essere quello sulle imprese delle infrastrutture, dell'energia, della meccanica e dei servizi operanti nella Federazione Russa. Ma l'esproprio potrebbe colpire anche a cascata la stabilità delle banche presenti nel Paese, tra le più esposte dell'Occidente in Russia. E a cascata una grossa parte del nostro comparto produttivo, con danni rilevanti e difficili da compensare.

Ma bisogna chiedersi: Mosca è pronta a una svolta che la renderebbe il Venezuela d'Europa e ne accelererebbe la marcia verso il default? Il principale freno al rischio esproprio, che non va negato, sta proprio nel fatto che, comunque vada, la principale perdente di questa mossa sarebbe la Russia, capace promuovendola di trasformarsi in un paria economico internazionale.

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