Cosa c'è dietro al gelo tra Putin e la "zarina" della Banca centrale

Cosa c'è dietro al gelo tra Putin e la "zarina" della Banca centrale

Nella tempesta della crisi aperta dalla guerra russo-ucraina si trova anche Elvira Nabibulina, 58enne governatrice della Banca centrale russa che in questi giorni sta gestendo l'ora più buia per il sistema-Paese e la sua economia dopo la decisione di Vladimir Putin di invadere l'Ucraina.

E la plastica dimostrazione di questa acuta tensione che avvolge il Paese è data dall'immagine di un summit tenutosi ieri al Cremlino sullo stato di salute dell'economia russa dopo l'applicazione delle sanzioni occidentali e la prima minaccia di un'esclusione della Russia dal sistema internazionale Swift. Nel summit Nabibulina, unica donna presente al tavolo, guarda ostintatamente da una parte opposta rispetto a quella del capo di Stato, al contrario di quanto fanno tutti gli uomini presenti nel medesimo assise.

Nabibulina era seduta accanto a Maxim Oreshkin, ex ministro dello Sviluppo economico e da gennaio 2020 consigliere economico di Putin, come lei tra i realisti circa le possibilità di resistere dell'economia del Paese. Nabibulina e Oreshkin sono le persone dietro la strategia di "resistenza economica" compiuta dalla Russia dopo l'inizio delle sanzioni occidentali nel 2014. La prima ha operato utilizzando tutti gli strumenti dati dal cambio per sostenere il rublo e combattere l'inflazione, esplosa solo dopo il Covid-19; il secondo ha dovuto affrontare il drammatico crollo degli investimenti esteri e la necessità di gestire l'aggancio economico alla Cina. Entrambi hanno promosso la strategia di acquisto dell'oro con cui la Russia ha provato a reggere negli ultimi anni alle sanzioni.

La Nabibulina è la donna che in sella alla Banca centrale dal 2013 ha compiuto il suo secondo "miracolo". Come ricorda il Corriere della Sera, è stata "ministra dell’Economia nel 2008-2009, gli anni più duri della grande crisi finanziaria globale", contribuendo a difendere l'economia dallo sfacelo finanziario. In seguito è riuscita a gestire la strategia di accumulazione delle riserve monetarie, consolidamento dell'oro in mano alla Banca centrale e gestione del surplus di idrocarburi che ha consentito di reggere all'economia.

Ora in pochi giorni si trova a dover gestire il rischio che la Russia si rompa l'osso del collo. E nelle stesse ore in cui andava in scena il grande gelo con Putin, la Nabibulina ha pubblicato un comunicato allarmante. "Raddoppiare il costo del denaro dal 9,5% al 20%", come fatto nella giornata di ieri, è a sua detta stato necessario per poter contrastare il "drastico aumento delle aspettative di svalutazione" del rublo e per mantenere la stabilità finanziaria. La borsa di Mosca ha visto il suo valore dimezzato in poche ore nella giornata di giovedì 24 febbraio e lunedì 28 non ha riaperto per le contrattazioni. Nabiullina in un discorso ha ammesso che le condizioni dell'economia russa sono "cambiate drammaticamente" e ha promesso che la banca centrale utilizzerà tutti gli strumenti del caso "in modo molto flessibile" per affrontare una "situazione del tutto anomala". "Prenderemo ulteriori decisioni sulla base degli sviluppi e delle valutazioni dei rischi", ha affermato.

Come riporta "Affari Italiani", Banca di Russia e ministero delle Finanze "hanno fatto sapere che ordineranno ai gruppi esportatori, che includono nomi importanti nel campo dell'energia come i colossi Gazprom o Rosneft, di vendere sul mercato l'80% dei propri ricavi in valuta estera, dal momento che la possibilità della banca centrale di intervenire sul mercato monetario è stata compromessa. E il Cremilino, proprio per sostenere la moneta locale, ha annunciato che vieterà ai residenti in Russia di trasferire divise straniere all'estero".

Tutto ciò è fumo negli occhi per Putin, che si vede implicitamente messo sul banco degli imputati. E soprattutto vede una parte consistente dell'élite economica avviare una critica non secondaria alla sua strategia.

La Nabibulina parla e dietro di essa sembra di sentire sia la voce dei Paperoni, che hanno bruciato 128 miliardi di dollari nei primi tre giorni dell'invasione, e quella di una popolazione preoccupata per la tenuta del fronte interno e per questioni come la bomba inflattiva in atto. A testimonianza del fatto che il potere russo non è un monolite e che la decisione di Putin ha causato malumori anche all'interno dei suoi più storici cerchi magici di potere.

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