Volatilità alle stelle per Tim che ieri, mentre l'ad Pietro Labriola presentava il piano industriale agli investitori istituzionali, è passata da un crollo verticale a 0,2204 euro a un tentativo rimbalzo fino a 0,2815 euro, per poi chiudere la seduta a 0,236 euro (-5,4%); ingenti i volumi. Se non fosse un gruppo da oltre 4 miliardi di capitalizzazione si potrebbe parlare di movimenti da penny stock.
Sale intanto l'attesa per il cda che, probabilmente nel fine settimana, sotto la presidenza di Salvatore Rossi (foto) dovrebbe decidere sulla manifestazione di interesse formulata da Kkr, a fine novembre, a 0,505 euro per azione, il doppio rispetto alle valutazioni attuali.
Gli analisti non sono tuttavia ottimisti. Se all'epoca c'era chi come Vivendi (primo socio di Tim con il 23,75%) aveva giudicato l'offerta bassa oggi - tra la guerra in Ucraina e la maxiperdita del 2021 - è cambiato tutto. «La probabilità di una offerta da parte di Kkr riteniamo sia minima e inesistente la possibilità di un ritocco all'insù del prezzo. Il fondo potrebbe comunque decidere di ritirarsi o di muoversi in maniera ostile sul gruppo, nota Banca Akros.
Altri, come Vincenzo Longo di IG, mantengono invece aperto uno spiraglio evidenziando come gli elevati volumi di Borsa possano far pensare alla costruzione di posizioni in vista di un M&A.Labriola ha intanto ribadito di non aver approcciato Kkr per dirsi di sfilarsi dall'offerta» e che il fondo Usa «sembra voler valorizzare gli asset» di Tim in modo simile al previsto scorporo tra rete e servizi.
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