Ancora una tempesta in Borsa sulle banche oggetto di ulteriori accertamenti da parte della Bce (che l’ha comunque definita una procedura di routine) sui crediti dubbi. La peggiore è ancora una volta Mps, che ha chiuso la seduta in ribasso del 14,37% a 0,655 euro, ai minimi storici con una capitalizzazione scesa a 1,921 miliardi di euro (la più ridotta dello Ftse Mib): da inizio anno il passivo è del 46,7%. Tra le altre banche oggetto degli accertamenti Bce, il Banco Popolare cede il 6,3%, Unicredit il 3,4%, Bper lo 0,44% e Carige l’11,2%; risale la china invece Bpm (+0,4%). Rialzi più corposi, invece, per le altre banche quotate sul listino principale di Piazza Affari con Mediobanca (+2%), Intesa Sanpaolo (+1%) e Banca Mediolanum (+1%); unica eccezione Ubi Banca, che lascia sul terreno l’1,9%.
In questo primo scorcio del 2016 Mps ha bruciato quasi la metà del proprio valore. Da 1,23 euro dell’ultima seduta del 2015 il titolo è scivolato a 0,65 euro. La banca ora ha una capitalizzazione di 1,9 miliardi di euro.
Il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, ha preso atto della nuova giornata difficile per Mps, "malgrado il divieto di short selling". A margine di un evento all’Autorità Antitrust Vegas ha aggiunto "dalle analisi che abbiamo fatto ci sono state vendite sia dall’estero che in Italia. Molte anche da gente che tratta online e ci sono anche grandi compagnie di investitori e banche". In serata Consob ha fatto sapere di aver esteso a giovedi (incluso) lo stop di vendite allo scoperto. "L’estensione del divieto - si legge in un comunicato - è stata adottata in applicazione dell’articolo 23, comma 2, del regolamento comunitario n. 236/2012 in materia di short selling, tenuto conto della variazione di prezzo registrata dal titolo nella giornata del 19 gennaio 2016, superiore alla soglia del 5%".
Qualcuno avanza il sospetto che possa esservi stato un attacco contro l’Italia, con uno spregiudicato assalto contro le nostre banche, oggi particolarmente prese di mira. Ma Vegas nega questa ipotesi: "Non è un attacco all'Italia. Sono retropensieri che noi non abbiamo".
Il tracollo in Borsa del Montepaschi di Siena costa caro ai soci della banca e in primis al socio storico, Fondazione Mps. L’ente, che fino a qualche anno fa aveva più del 51%, adesso detiene una quota inferiore all’1,5% che ai prezzi attuali vale poco più di una trentina di milioni di euro (34 milioni). Va peggio al Tesoro, che dallo scorso luglio è entrato in possesso del 4% della banca a titolo di pagamento in azioni degli interessi sui Monti bond per un controvalore di 240 milioni in azioni. Adesso le azioni valgono circa 90 milioni.
"L’andamento del titolo di Banca Mps di questi giorni - scrive in una nota il presidente della Fondazione Mps Marcello Clarich - non trova giustificazione oggettiva nei dati aziendali secondo i quali l’Istituto è stabile sotto l’aspetto economico e finanziario a seguito della piena attuazione del piano industriale, che ha già dato risultati positivi nei primi nove mesi del 2015".
La Fondazione fa sapere inoltre che "segue con attenzione e assoluta serenità le reazioni del mercato che non appaiono sempre e necessariamente razionali" e "continua ad esprimere piena fiducia nell’operato del management di Banca Mps".
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