C'è un sistema di credito in Italia che funziona alla grande» nonostante le difficoltà «ma abbiamo delle realtà che mi limito per il momento a definire dei campioni europei». Per il secondo giorno consecutivo (era già intervenuto martedì commentando l'andamento dei titoli Mps e Carige) il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, diffonde messaggi di serenità sul futuro del sistema creditizio del Paese. Certo, ieri si riferiva a Intesa Sanpaolo con cui il governo ha firmato a Roma un protocollo sul settore agroalimentare. Ma al netto delle big più solide come Intesa, tutto questo ottimismo stona con gli ultimi dati forniti dalla Banca d'Italia nel supplemento al suo bollettino statistico: i prestiti in sofferenza del sistema bancario italiano a novembre hanno infatti sfondato il muro dei 200 miliardi lordi arrivando a segnare 201,02 miliardi. Numero che, fanno notare nelle sale operative, sale a circa 350 miliardi se ci aggiungiamo anche i vari crediti incagliati.
A ottobre la cifra delle sofferenze lorde era di 198,9 miliardi. E al netto delle svalutazioni operate dagli istituti, i crediti verso soggetti insolventi salgono a 88,83 miliardi in crescita rispetto agli 87,2 miliardi segnalati da via Nazionale per il mese di ottobre. La buona notizia è che a novembre, per la prima volta dal 2012, sono tornati a salire i prestiti delle banche alle imprese sebbene solo dello 0,2 per cento. Ma il fardello resta pesantissimo soprattutto alla luce dello stallo nelle trattative fra il Tesoro e Bruxelles sulla cosiddetta bad bank. Ieri in un'intervista al Sole24Ore la Commissaria Ue Margrete Vestager ha definito la questione «urgente», tanto più che «l'assenza di soluzione su questo fronte rallenta la velocità della ripresa». Il governo Renzi, dunque, «deve decidere ciò che vuole». Ovvero se usare denaro pubblico o se non usare denaro pubblico. «Nel primo caso, bisogna trovare una soluzione che limiti il danno per le altre banche che sul mercato operano senza sostegno pubblico», ha aggiunto la Vestager. Alle perplessità della Commissione si aggiungono quelle dell'Ecofin a livello europeo.
Nel documento sulle raccomandazioni per la politica economica della zona euro che sarà discusso (e approvato) questo fine settimana, i ministri finanziari sottolineeranno che «i bilanci delle banche restano sotto pressione a causa degli alti livelli di prestiti in sofferenza, ostacolando l'attività di prestito». Nel documento viene anche reiterata l'indicazione che l'unione bancaria deve essere «attuata pienamente», ma non c'è alcun riferimento alla creazione di un sistema unico europeo di garanzia dei depositi bancari. Data l'opposizione tedesca a decidere oggi modalità e tempi della mutualizzazione delle risorse (private perchè provengono dal settore bancario) per fronteggiare i rischi per i correntisti del fallimento della loro banca, i ministri prenderanno dunque tempo in attesa che le discussioni a livello tecnico trovino una via di uscita. Berlino vuole infatti che prima siano definite le forme e i tempi del ridimensionamento dell'esposizione delle banche al debito sovrano nazionale, per evitare il rischio di dover coprire perdite in altri paesi nel momento in cui cominceranno a essere mutualizzate le risorse attualmente a disposizione dei meccanismi di garanzia dei depositi bancari nazionali.
Intanto, secondo l'ultimo scenario economico curato dall'ufficio studi di Confindustria, in Italia le banche hanno prestiti «non performanti» pari al 16,7% del credito totale, un valore tra i più alti nell'Eurozona.
I rischi derivanti dalla montagna di sofferenze frenano ancora l'erogazione di nuovo credito. Ergo, rallentano la ripresa dell'economia. Un problema di cui anche il governo dell'eterno ottimista Renzi dovrebbe preoccuparsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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