Avanti con gli aiuti, senza lasciarsi condizionare dalla Federal Reserve. Il tapering non è sull'agenda della Bce, indipendentemente da ciò che dirà domani Jerome Powell, capo della Fed, al simposio di Jackson Hole. Perfino l'ala dura dell'Eurotower pare essersi silenziata dopo le pressioni dei mesi scorsi per mettere fine in anticipo al Pepp, il piano di acquisto titoli contro l'emergenza pandemica da 1.850 miliardi. Sarà che l'inflazione, un po' troppo debordante agli occhi della Germania, non costituisce al momento il problema più grave. L'attenzione sta infatti convergendo su quanto la ripresa saprà reggere all'onda d'urto della variante Delta. Le preoccupazioni non mancano. Soprattutto a Berlino e dintorni: l'indice Ifo, che misura la fiducia fra le imprese tedesche, è sceso in agosto a 99,4 punti dai 100,8 di luglio, con un netto peggioramento delle aspettative. Appare insomma sempre più ampia la forbice tra economia reale e Borse, che ieri hanno visto l'indice S&P500 sfondare per la prima volta i 4.500 punti.
«I colli di bottiglia più persistenti del previsto» di cui parlava ieri in un'intervista all'agenzia Reuters il capoeconomista della Bce, Philip Lane, appaiono quindi già evidenti. E costituiranno, verosimilmente da qui a fine anno, un contrappeso negativo rispetto a un secondo trimestre che «è andato oltre le attese».
Il deterioramento congiunturale su scala globale, unito al fatto che il Pil di Eurolandia è ancora del 4% al di sotto dei livelli pre-Covid, non consente spericolate fughe in avanti nella conduzione della politica monetaria. La posizione di Lane è infatti inequivocabile: è troppo presto per pensare di porre in discussione, nella riunione di settembre, il ritiro delle misure di stimolo anti-Covid. Può insomma respirare l'Italia, fra i Paesi che più hanno beneficiato dello sganciamento del Pepp dalla regola della capital key che prevede acquisti proporzionati al peso nel capitale dell'Eurotower. «
«In autunno - spiega Lane - dovremo affrontare molte questioni relative a come dovrebbe essere il 2022. Sappiamo già cosa faremo fino a marzo, ovvero mantenere condizioni di finanziamento favorevoli, quindi abbiamo tempo quest'autunno per capire cosa verrà dopo». In ogni caso, anche un volta concluso il Pepp, l'istituto guidato da Christine Lagarde non tirerà del tutto i remi in barca: «Avremo il nostro normale programma di acquisto di asset ancora in funzione dato che le condizioni per terminarlo non ci sono ancora». Non è peraltro escluso che la Bce, come ha ipotizzato Standard&Poor's, decida prima o poi di accorpare i due programmi di acquisto usando l'avvertenza di regolare i volumi per evitare un taper tantrum, ovvero un'impennata dei rendimenti, un «incidente di percorso» per cui la Fed pagò un caro prezzo nel 2013.
Lane è però convinto che la banca centrale non commetterà errori: «Se fossimo in una situazione di tapering puro, in cui si passa da una fase di supporto al mercato a una fase in cui si mettere fine agli acquisti netti, allora preparare il mercato rappresenterebbe un problema da affrontare. Ma non è questa la nostra situazione».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.