Il governo Draghi nelle scorse settimane ha messo su una serie di misure finalizzate a sostenere il reddito degli italiani. Il problema è noto da tempo: i prezzi aumentano, ma gli stipendi no e ciò comporta una svalutazione dei salari nonché una perdita del loro potere d’acquisto.
Ragion per cui da luglio è stato potenziato lo sgravio contributivo che si applica sulla parte di contributi dovuti dal dipendente (solitamente il 9,19% ma ridotto all’8,39% con la legge di Bilancio 2022), portandolo al 2%.
Ne consegue, dunque, che nel periodo che va da luglio a dicembre, tredicesima compresa, l’aliquota contributiva scende ancora arrivando al 7,19%. A darne conferma l’Inps con una recente circolare, chiedendo ai datori di lavoro che non lo hanno già fatto di aggiornare i parametri di calcolo con la busta paga di ottobre, salvo poi riconoscere gli arretrati per le mensilità da luglio a settembre entro fine anno.
Grazie a questa novità uno stipendio di 1.000 euro avrà un importo netto più alto di 12 euro al mese, che salgono a 24 euro per una retribuzione di 2.000 euro. Va detto, però, che questa novità spetta solo a chi guadagna meno di 2.962 euro. Per chi ha uno stipendio ancora più basso, 1.538 euro nella busta paga di novembre, spetta un ulteriore bonus: 150 euro, esentasse e non pignorati, introdotti dal decreto Aiuti ter per far fronte al caro vita.
Senza dimenticare poi che il governo Draghi ha
incentivato anche il welfare aziendale, riconoscendo ai datori di lavoro la possibilità di erogare un rimborso, esentasse, per le spese affrontate dal dipendente per le utenze di luce, gas e acqua.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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