Bruxelles bussa al Wto contro i dazi sul brandy

Nel mirino le nuove tariffe applicate dalla Cina

Bruxelles bussa al Wto contro i dazi sul brandy
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La Commissione europea passa al contrattacco contro Pechino. L'organo esecutivo dell'Unione europea ha chiesto l'apertura di consultazioni presso l'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sulle misure antidumping provvisorie imposte dalla Cina sulle importazioni di brandy europeo. Secondo Bruxelles, infatti, le misure provvisorie della Cina non sono in linea con le norme commerciali internazionali: Pechino, indica la Commissione, «non ha dimostrato che vi sia alcuna minaccia di danno per la sua industria del brandy né che vi sia un nesso causale tra la presunta minaccia di danno e le importazioni di brandy dalla Ue. Inoltre, la Cina ha avviato il caso sulla base di prove insufficienti, contrariamente agli standard delle norme Wto». Recentemente, tra l'altro questa azione cinese ha portato i lavoratori di Hennessy, del gruppo Lvmh, a scioperare poiché l'azienda stava pensando di esportare barili di cognac sfusi da far imbottigliare in Cina (e non in Francia) per aggirare le nuove tasse. La mossa del Paese guidato dal presidente Xi Jinping (foto) è chiaramente una ritorsione dopo la decisione europea di applicare dazi aggiuntivi sulle esportazioni di auto elettriche nel Vecchio Continente. Misura per la quale anche lo stesso governo di Pechino aveva sporto reclamo al Wto, poiché ritiene i dazi europei come «protezionisti».

Sta di fatto che, sullo sfondo, stanno continuando le interlocuzioni tra Cina e Unione europea per arrivare a un accordo.

Secondo le ultime indiscrezioni, provenienti dalla stampa cinese, un possibile accordo potrebbe prevedere che Pechino si impegni a offrire auto elettriche in Europa a un prezzo minimo, in modo da ridurre al minimo le distorsione della concorrenza causata dagli ingenti sussidi elargiti dal governo cinese, motivo per cui l'Ue ha dovuto fare ricorso a dazi aggiuntivi. Nei giorni scorsi, il vice presidente e commissario al commercio, Valdis Dombrovskis, aveva parlato di «progressi sostanziali» nei colloqui con la Cina, sottolineando comunque la presenza di «questioni in sospeso».

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