La rivoluzione è iniziata anche in Cdp dove, lo scorso 1° giugno, Dario Scannapieco si è insediato al vertice al posto di Fabrizio Palermo. I grandi giochi si terranno prevedibilmente in autunno, con la presentazione del piano industriale del triennio che determinerà anche eventuali riassetti nell'organigramma. Ma già in questo primo mese dal cambio della guardia, Via Goito ha intrapreso la trasformazione in una leva a servizio del Pnrr: più infrastrutture, maggiore impulso alla digitalizzazione del Paese e sostegno strategico al suo tessuto imprenditoriale attraverso il Patrimonio Rilancio o Destinato. Quanto alle prime linee manageriali, Scannapieco ha già una casella da riempire: quella di Vito Luca Lo Piccolo, ex vicedirettore generale di Cdp Equity, che da inizio mese è approdato in Bank of America.
Più in dettaglio, proprio venerdì è divenuto operativo il Patrimonio Rilancio, una sorta di fondo sovrano lanciato in sinergia con il Pnrr, alimentato dalle risorse del Tesoro (il primo apporto è stato di 3 miliardi) e gestito da Cdp, per intervenire a supporto della crescita e del rafforzamento patrimoniale di imprese con un fatturato superiore a 50 milioni. Le aziende potenzialmente interessate sarebbero già un centinaio.
Sulla scrivania di Scannapieco rimane bollente il fascicolo Autostrade per l'Italia: nonostante sia stato raggiunto, a metà giugno, l'accordo con Atlantia per il ritorno in mano pubblica delle autostrade, per il passaggio concreto si parla di inizio 2022. E, nel frattempo, con l'avvio della stagione estiva è tornato il nodo cantieri, una questione che fino al closing rimane in capo alla holding della famiglia Benetton. A fine mese dovrebbe partire un'app per i rimborsi in caso di disagi sulle autostrade. Non certo un gran comfort per chi, anche questo week end, si dovesse essere trovato bloccato sulle strade liguri, ad esempio.
Tra le «grane» da risolvere ci sono anche la partita su Sace e l'irrisolta questione della rete unica recentemente messa in stand by anche da Vittorio Colao, ministro della Transizione Digitale, che sul tema è stato chiaro: «Dobbiamo garantire l'interesse dei cittadini, non di specifiche imprese». Per quanto riguarda la società di assicurazione del credito delle imprese esportatrici, controllata integralmente da Cdp e ritenuta un perno nel processo di internazionalizzazione delle aziende tricolori, era stato previsto il ritorno nell'alveo del Tesoro per 4,25 miliardi (il percorso inverso era stato effettuato da Sace nel 2011 per 3,72 miliardi). In teoria, per completare l'operazione manca solo, da marzo, un decreto apposito del Tesoro. Si è parlato di perplessità sollevate al Mef che, con l'82% del capitale, controlla la Cdp. Tuttavia, lo sblocco potrebbe essere vicino, già entro l'estate.
Se Cdp si è trovata a mettere in stand-by il progetto relativo alla rete unica proprio mentre, ironia della sorte, si appresta a salire al 60% di Open Fiber Cdp, con il Pnrr si sono aperti gli orizzonti del cloud. «Al momento ci sono dei tavoli di lavoro tra Tim (partecipata da Cdp al 9,81%) e Open Fiber per capire se e come portare avanti il progetto», commenta una fonte secondo cui Cdp sta valutando, sempre sul fronte della transizione digitale, una alleanza con Leonardo e Tim per gestire la migrazione dei dati della PA sul cloud.
La struttura dell'accordo, aperta anche a terzi (al cloud era interessata anche Fincantieri, altra società controllata da Cdp), sarebbe tuttavia da definire ma il tema, strategico con il Pnrr all'orizzonte è di stretta attualità e redditizio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.