La Cgia mette in guardia: "Se cade il governo Letta 7 miliardi in più di tasse"

Mentre la maggioranza scricchiola, incombe sugli italiani una nuova tassa. Letta non ha ancora definito l’applicazione di tre imposte

La Cgia mette in guardia: "Se cade il governo Letta 7 miliardi in più di tasse"

Il vero freno alla ripresa italiana è la pressione fiscale. Un macigno che non permette la ripresa. Tra gli impegni presi dal governo c'è anche la promessa di dare una vera sforbiciata alle tasse. Se, però, l'esecutivo dovesse cadere, gli italiani rischierebbero di rimanere invischiati in un pericolosissimo turbinio di balzelli, tasse e imposte che, stando ai dati della Cgia di Mestre, obbligherebbero a sborsare 7 miliardi di euro in più.

"Nella malaugurata ipotesi che il premier Letta fosse costretto a rassegnare le dimissioni - ha spiegato il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - gli italiani subirebbero una vera e propria stangata concentrata soprattutto nell’ultimo quadrimestre di quest’anno". Tra il pagamento dell’Imu sulla prima casa, l’aumento dell'aliquota Iva dal 21 al 22% e l’applicazione della Tares si troverebbero a pagare oltre 7 miliardi di euro in più. "In una fase economica così difficile e con il tasso di disoccupazione destinato a crescere ulteriormente - ha continuato Bortolussi - molte famiglie non sarebbero in grado di reggere questo choc fiscale". Nell'analisi sulla pressione fiscale, gli artigiani di Mestre hanno ricordato che entro la fine dell’estate il governo guidato dal premier Enrico Letta deve definire l’applicazione di tre importantissime imposte: l'imposta immobiliare, la tassa sui consumi e la nuova Tares. E nel caso la maggioranza non dovesse reggere, i rischi di un'ulteriore stangata sono reali

L'Imu sulla prima casa

I proprietari della prima casa dovranno versare entro il 16 settembre la prima rata e a dicembre saldare l'imposta voluta dall'ex premier Mario Monti. Anche i proprietari di terreni, fabbricati rurali e le unità immobiliari appartenenti alle cooperative a proprietà indivisa adibite ad abitazione principale saranno chiamati al pagamento dell’imposta. Pertanto, ai 4 miliardi relativi all’abitazione principale se ne aggiungono altri 770,6 milioni di euro. Tanto che, dopo aver visto le nove ipotesi presentate dal ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, Bortolussi ha proposto di tornare alla vecchia Ici. "Ho paura che la vicenda stia prendendo una brutta piega - ha spiegato il numero uno della Cgia di Mestre - con troppe ipotesi sul tavolo - spiega - c’Š il pericolo che i due principali partiti che costituiscono questa maggioranza non trovino un punto di incontro".

L'aumento dell'aliquota Iva

Dal primo di ottobre è previsto l’aumento dell’aliquota ordinaria che salirà dal 21 al 22%. Per i soli tre mesi di quest’anno saremmo chiamati a pagare un miliardo di euro in più.

L'introduzione della Tares

È previsto che la nuova imposta sull’asporto rifiuti dia un maggior gettito, rispetto al 2012, di 1,94 miliardi di euro. Un miliardo è dovuto dalla maggiorazione prevista dalla nuova tassa per la copertura dei servizi indivisibili dei Comuni: pertanto, i contribuenti pagheranno 0,3 euro al metro quadrato.

I restanti 943 milioni di euro sono stati da noi stimati quale aggravio minimo corrispondente alla differenza tra il costo del servizio di smaltimento rifiuti (derivante dal bilanci dei Comuni) e il gettito incrociato di Tia e Tarsu contabilizzato l’anno scorso. I tecnici della Cgia di Mestre ricordano, infine, che il gettito della Tares deve assicurare l’integrale copertura del costo di asporto e smaltimento dei rifiuti, obbligo che la Tarsu non prevedeva.

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