Divampa in questi giorni la polemica se gli interventi del governo in Italia siano stati tempestivi ed efficaci oppure se vi siano state delle imperizie o dei ritardi. Ieri sera ho assistito ad un lungo dibattito in televisione e più cercavo di farmi una idea più paragonavo la vicenda coronavirus alla vicenda della Borsa. Il controllo di una epidemia è come una battaglia: difficile sapere chi vince e chi perde a bocce ferme prima di incrociare le spade. Solo con il senno del poi sarà possibile avere il referto finale e magari trarre dei giudizi sulla validità dell’azione di comando. Lo stesso la Borsa: in un meraviglioso articolo di Mark Hulbert su Marketwatch.com di alcune settimane or sono questo brillante commentatore di Borsa, che si basa sulla statistica più che sulle opinioni, sosteneva che il recente ritracciamento di Wall Street non era dovuto a questa o quella ragione (in quel caso appunto il Coronavirus) ma al fatto che, dati alla mano, gli opinionisti di Borsa erano eccessivamente ottimisti. E il sentiment dei commentatori di Borsa è anticiclico ovvero se sale troppo deve scendere. Non importa la ragione, deve scendere. In questo caso la ragione è stata il coronavirus, ma se non ci fosse stato il coronavirus, questo il ragionamento di Mark Hulbert, ci sarebbe stato un tweet di Trump o la Fed o una crisi in Iran. La Borsa scende perché deve scendere non perché esiste questa o quella ragione. Bloccare i voli dalla Cina “rallenta” il procedere dell’epidemia non la elimina: gli “untori” sarebbero rientrati a casa a piedi o semplicemente facendo scalo in altri aeroporti. Il controllo dell’emigrazione clandestina cinese, che si cura in cliniche a loro riservate e che rimane un circuito chiuso, è sicuramente qualcosa di utile ma i cinesi clandestini ci sono e ci saranno sempre in un Paese come il nostro in cui la giustizia quando va bene è lasca. Puoi rallentare non eliminare. Il problema è che un virus sfocia in epidemia perché così gira il fumo. Tu puoi ritardare, lenire, controllare, sanare ma non eliminare. Poi magari speriamo nel caldo che dicono lo faccia scomparire come l’influenza e l’astrale stellone italico forse ci proteggerà in barba alle previsioni e alle polemiche … ma il virus così fa esattamente come un picco di ottimismo o di pessimismo.
Di seguito pubblico un grafico con il Sequential, un indicatore ciclico di Thomas Demark composto da due parti, la prima si chiama Set Up ed è marcata con un quadrato giallo la seconda CountDown che è marcato da numeri da 1 a 13. L’indicatore fornisce due punti di ritracciamento, uno di minore intensità seguito da un ulteriore allungamento al rialzo, e nel grafico che propongo i lettori possono notare come dopo il quadrato e le barre gialle il mercato azionario italiano (Ftse All Share) ha ritracciato ma poi ha ripreso la sua corsa verso nord. Manca completamente un conteggio da 1 a 13 che invece segnerebbe nella maggior parte dei casi un forte ritracciamento con inversione del trend rialzista.
Secondo questo indicatore, che per 3 volte ci ha azzeccato finora negli ultimi mesi, ora l’indice Ftse All Share dovrebbe ritracciare verso quota 26.346 ovvero la linea rossa orizzontale, che secondo l’analisi tecnica classica era una resistenza ed ora è diventata un supporto.
Questa per chi crede che il rialzo sia sano e continui fino alle elezioni presidenziali del 2020 a novembre sarà il momento magico per comprare per godersi poi la galoppata verso nord.
In Borsa non si guadagna se non si rischia e quello sarà il momento per rischiare.
Coronavirus o non coronavirus.
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