Coronavirus, slitta la cassa integrazione per milioni di lavoratori

Come ha ammesso ieri il governo non tutte le indennità non saranno disponibili sui conti correnti entro il 15 aprile. Allungati i tempi anche per la cassa integrazione in deroga

Coronavirus, slitta la cassa integrazione per milioni di lavoratori

Brutte notizie per i lavoratori messi in cassa integrazione dalle aziende che sono state costrette sospendere o ridurre la loro attività a causa dell’emergenza coronavirus. Nonostante la promessa fatta dal premier Giuseppe Conte, non tutte le indennità non saranno disponibili sui conti correnti entro il 15 aprile. I tempi, come ha ammesso ieri in una nota il governo, si allungano. Forse, ma non ci sono ancora certezze, i lavoratori potrebbero vedere il denaro entro un mese.

Come riporta Il Messaggero, secondo dati ufficiali all'Inps sono arrivate richieste di Cigo, la cassa integrazione ordinaria, da parte di 198.000 imprese per quasi tre milioni di dipendenti. Numeri importanti a cui si aggiungono circa 100mila domande per l'assegno ordinario che riguardano 1,7 milioni di lavoratori. In questa ampia platea qualcuno sarà un po’ più fortunato: secondo le stime, circa la metà degli aventi diritto potranno godere dell’indennità nei tempi previsti perché l’assegno di cassa integrazione sarà anticipato direttamente dall'azienda.

Il governo ha provato a gettare acqua sul fuoco delle polemiche spiegando che"30 giorni dalla ricezione della domanda" è comunque un tempo veloce soprattutto in considerazione che “i tempi ordinari per il pagamento della Cassa integrazione sono sempre stati di due o tre mesi”. Il problema è che a causa dell’imprevista emergenza sanitaria, non sono poche le persone che faticano ad arrivare a fine mese: Anche un giorno in più è comunque un altro duro sacrificio che i lavoratori devono sopportare. Claudio Durigon, responsabile lavoro della Lega, ha attaccato il governo e ha sottolineato che il ritardo è un'ammissione di incapacità, visto che si era parlato di"fine marzo, al massimo entro il 15 aprile".

Allungati i tempi anche per la cassa integrazione in deroga di competenza delle regioni. Ormai tutte hanno siglato gli accordi con le parti sociali, iniziando a ricevere e a dare l’avvio alle pratiche. Tante le domande che sono già arrivate: centomila, ad esempio, nella sola Lombardia mentre in Campania sono 50mila le istanze presentate per una platea di centomila dipendenti.

Al momento sono 11 le Regioni che hanno inviato i primi dati all’Inps. Da oggi, l'istituto di previdenza ha comunicato che le domande potranno essere inviate in modo massivo. Molti, però, sostengono che i 3,2 miliardi stanziati con il decreto "Cura Italia" non siano sufficienti, soprattutto se si tiene in considerazione della proroga fino al 3 maggio del lockdown.

Non c’è tempo da perdere perché ci sono davvero tante persone in difficoltà che da un giorno all’altro hanno dovuto affrontare spese senza poter contare sullo stipendio. Per questo alcune regioni stanno procedendo a firmare convenzioni aggiuntive a quella nazionale con l'Abi, l’Associazione bancaria italiana, per l'anticipo degli ammortizzatori sociali da parte degli istituti di credito.

Tra queste vi è la Lombardia che, tenendo in considerazione delle conseguenze negative dell’emergenza sanitaria, si è mossa per tempo.

"Abbiamo raggiunto un accordo che stiamo aspettando l'Abi formalizzi, in base al quale noi garantiamo alle banche il pagamento della cassa integrazione nel caso in cui per qualche ragione non dovesse pagare l'Inps”, ha annunciato il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Sulla stessa scia si stanno muovendo anche il Veneto e la Toscana.

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