"Crisi delle banche? Falso problema"

"Se il sistema-Paese è solido il resto è tutto gestibile. E per il risparmiatore questo è il momento delle scelte di qualità"

"Crisi delle banche?  Falso problema"

Fineco ha appena chiuso il miglior bilancio della sua storia, con un utile netto di 191 milioni (+27%). Per una banca, in questo periodo, non è scontato. E lo sono ancora meno i dati della raccolta netta, 5,5 miliardi, cresciuta del 37%, e dei 112mila nuovi clienti. Ma il 2016 è partito con una delle correzioni dei mercati azionari che «per velocità e profondità è tra le più violente degli ultimi 15 anni» dice Alessandro Foti, amministratore delegato di FinecoBank. Fineco è più di altre una banca legata, tramite il trading on line, ai mercati. Clienti preoccupati? La paura dei mercati è uno degli argomenti principe su cui ci stiamo confrontando con la clientela. E a tutti ricordiamo che nel recente passato sono accaduti fatti gravissimi, come il crollo delle Torri gemelle o il rischio implosione dell'Europa, prima area economica del mondo, nel 2011. Ebbene, in questo orizzonte temporale di 15 anni, se faccio un bilancio, l'indice Morgan Stanley World, è salito del 112%. Se uno avesse lasciato lì i propri risparmi oggi li avrebbe raddoppiati».

Ed è sempre stato così?

«Sostanzialmente sì perché il mondo ha una sua pulsione naturale alla crescita. Anche se poi, naturalmente, avvengono fattori correttivi. Ci possono essere grandi aziende o interi settori industriali che scompaiono».

Quindi come ci si muove?

«Con tre regole: primo, bisogna avere chiaro cosa si vuole fare dei propri soldi, in quale orizzonte temporale; secondo, diversificare: in questi stessi 15 anni l'indice Ftse Mib ha fatto -40% e questo la dice lunga sugli effetti per chi avesse concentrato qui tutti i propri investimenti. Terzo, gestire l'emotività: a spaventare l'investitore è la paura della fine del mondo. Ma anche dopo eventi disastrosi il mondo riprende a crescere. Quindi: se si hanno orizzonti temporali lunghi non c'è niente da temere».

Perciò il panico non esiste, per definizione?

«Il panico può esistere, ma è perché Il risparmiatore italiano medio non ha chiaro il proprio orizzonte, non è abbastanza diversificato e così prende rischi importanti. La prima domanda da farsi non è dove andranno i mercati, ma a cosa ci servono i nostri soldi e in che tempi. E in base alle risposte, costruiamo il portafoglio. Piuttosto il panico è giusto averlo quando si scopre che il portafoglio non è ben diversificato o strutturato».

E tenere i risparmi sul conto in banca, di questi tempi, è un'opzione sensata?

«Se l'orizzonte temporale è di breve termine, intorno a un paio d'anni per esempio, allora sì».

Lei guida una banca che, per il modello di business, non può avere sofferenze. Ma com'è la salute del sistema Italiano? Se ne sentono dire di tutti i colori.

«Non mi risulta che le banche nel resto del mondo siano andate molto meglio. Ci sono esempi di istituti che hanno sofferto molto in diversi grandi Paesi europei. Perciò sarei cauto nel dire che c'è un problema italiano. Ma il punto da guardare con attenzione è la capacità del sistema-Paese di rimanere solido. Le situazioni micro sono tutte gestibili».

Ma le nuove regole sul bail-in hanno creato molti timori. I risparmiatori vogliono sapere se hanno qualcosa da temere, cosa possono fare.

«Sono entrate in vigore nuove regole ma non c'è stata un'attività preparatoria e informativa adeguata. Dopodiché torniamo al punto di prima: è ora che la clientela apra gli occhi sulla gestione dei propri soldi un po' come fa per la scelta dell'auto da comprare o del gestore di tlc. Serve un check up dei propri investimenti e intermediari».

Le banche non sono tutte uguali.

«Diciamo che un tempo si andava nello sportello sotto casa: era una scelta solo logistica.

Oggi si possono fare scelte tecnologiche e spostare l'attenzione sulla qualità dei servizi. Se si combinano questi due aspetti si ottiene il cocktail che rappresenta una sfida per il sistema bancario. E per i clienti, spinti più che mai rispetto al passato a riflettere sui propri comportamenti».

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