Effetto "Forex" sui conti della Campari: nei primi tre mesi calano vendite e utili

La valuta forte aiuta le acquisizioni all'estero ma non il business

Effetto "Forex" sui conti della Campari: nei primi tre mesi calano vendite e utili

Trimestre amaro per Campari: il colosso degli alcolici ha visto l'utile lordo praticamente dimezzato a quota 20,7 milioni, in calo del 47,4% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. Le vendite nette si sono attestate a 288,7 milioni, in calo dell'8,4% dai 315,2 milioni del primo trimestre 2013. In deciso calo anche i margini: l'Ebitda si è attestato a 46,1 milioni (-24,4% da 61 milioni), mentre l'Ebit ha mostrato una contrazione del 27,6% a 37,3 milioni. Migliora invece l'indebitamento finanziario netto: al 31 marzo era pari a 831,6 milioni, contro gli 852,8 milioni dello scorso dicembre.
Risultati inferiori alle stime, che la società imputa soprattutto all'effetto sfavorevole del cambio euro-dollaro: e la Borsa ha penalizzato il titolo, che ha perso il 3,79%. Con gli analisti, l'ad Bob Kunze-Concewitz prova a ridimensionare, parlando di «impatto negativo» dovuto a un rallentamento degli ordini nel mese di marzo, «dopo un avvio positivo nei primi due mesi dell'anno». E aggiunge che, in particolare, la fine del trimestre «è stata condizionata dal rallentamento delle vendite in Russia, da uno slittamento di ordini negli Stati Uniti nonché dalla Pasqua ritardata». Solo ad aprile le vendite segnano una ripresa, sia pure «ad una cifra singola». Il ceo di Campari sottolinea per altro che i risultati del primo trimestre «non riflettono il buon andamento del business sottostante, che evidenza segnali di miglioramento in molti mercati». Compresa l'Italia, dove le vendite - poco più del 27% del totale - sono cresciute del 4,9%, confermando la ripresa avviata nella seconda metà del 2013. In flessione pronunciata (-16,5), invece, l'area delle Americhe, primo mercato del gruppo: imputato, ovviamente, l'euro forte. Che però, ricordiamo, ha sostenuto lo shopping all'estero del gruppo, come l'acquisizione a marzo di Forty Creek Distillery, la più grande distilleria indipendente del Canada, per 185,6 milioni di dollari.

Guardando al futuro - conclude il ceo - «in un contesto che rimane caratterizzato da un difficile quadro politico e macro-economico e da un peggioramento dei tassi di cambio, riteniamo che le iniziative di marketing possano continuare a portare i loro frutti rafforzando ulteriormente il business».

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