Prezzo e patti parasociali tengono ancora al palo la rete unica. Cdp ed Enel, azionisti paritetici di Open Fiber, hanno infatti deciso di rinviare al 23 febbraio i termini (scaduti ieri) per l'esercizio del diritto di prelazione sul 50% della società della fibra guidata da Elisabetta Ripa. Ancora un mese, dunque, per sciogliere i nodi in vista della cessione della quota di Enel al fondo australiano Macquarie.
In primis, il diritto di prelazione di Cassa Depositi sull'intera quota di Open Fiber che il gruppo energetico guidato dall'ad Francesco Starace ha deciso di vendere (tra il 40 e il 50%). Se la Cassa deciderà di non esercitarlo, Enel venderà la partecipazione direttamente al fondo Macquarie, per poi discutere dell'eventuale 10% rimanente (o meno) che potrebbe essere acquistato dalla Cdp di Fabrizio Palermo per avere la maggioranza assoluta nel capitale di Open Fiber e svolgere così il ruolo di guida nell'operazione rete unica con Tim (di cui detiene il 10 per cento). Un altro ostacolo riguarda però il prezzo di questa quota residuale (fino al 10%) che verrebbe determinato in base al prezzo offerto da Macquarie (2,65 miliardi più earn out per il 50%).
In base all'offerta finale il corrispettivo per la cessione del 50% del capitale di Open Fiber risulta pari a 2,65 miliardi mentre in caso di cessione del 40%, la cessione si attesta a 2,12 miliardi.
La terza questione sul tavolo riguarda i patti parasociali che saranno firmati con l'ingresso di Macquarie nella compagine azionaria di Open Fiber. Gli attuali patti parasociali di Open Fiber prevedono che da aprile 2017 a fine 2021 spetti ad Enel l'espressione dell'amministratore delegato e del cfo e a Cdp quella del presidente. Dal 2022 i ruoli, per altri 5 anni, si invertono. C'è da dire però che ieri, almeno da Macquaire è arrivata una certa apertura su questo fronte. Il fondo non avrebbe alcuna preclusione sulla governance, nel senso che potrà optare sia per un controllo congiunto con Cdp, sia per un ruolo di azionista di minoranza, sulla stessa linea di quanto successo per Aspi. Il fondo, tuttavia, vuole giocare un ruolo industriale e non solo finanziario nella partita, mettendo a disposizione la sua esperienza nel mondo infrastrutturale, anche in vista della nascita della rete unica.
Sempre sul fronte della fibra, ma in Brasile, Enel ieri avrebbe presentato (entro la scadenza del 22 gennaio)
un'offerta tramite la società Ufinet per partecipare al processo di vendita degli asset della fibra brasiliana Oi, raggruppati nella società Infranco. Società che viene valutata circa 3,6 miliardi come base partecipativa d'asta.
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