La Federal Reserve aumenta il costo del denaro negli Stati Uniti di un quarto di punto come da attese. La Banca centrale sceglie di alzare i tassi di interesse nell'intervallo tra lo 0,50% e lo 0,75%, dal precedente range tra lo 0,25 e lo 0,50%. Si tratta del primo aumento dei tassi dei Federal funds del 2016 e il secondo in dieci anni. Inoltre la Fed accelera sui prossimi aumenti. A settembre prevedeva due ritocchi al rialzo nel 2017, ora le stima è di tre aumenti che dovrebbero portare il costo del denaro all'1,5% alla fine del prossimo anno. Ulteriori tre aumenti dovrebbero vedersi sia nel 2018 sia nel 2019, prima che nel lungo periodo il costo del denaro torni a un livello considerato "normale" del 3,0%. Si tratta di "un aggiustamento veramente modesto" della guidance della Banca centrale, frena la presidente Janet Yellen, pressata dalle critiche di un più esigente presidente eletto, Donald Trump, e dalle aspettative di una politica fiscale espansiva da parte della nuova amministrazione.
Yellen dice chiaramente che il voto unanime di oggi del Fomc, il comitato di politica monetaria, "è un voto di fiducia nell'economia" statunitense. "Non cerco di dare consigli alla nuova amministrazione", risponde ancora su Trump. Dopo l'annuncio dell'aumento dei tassi il Dow Jones tocca a Wall Street i nuovi massimi storici a 19.966,43 punti, per poi ripiegare sotto la parità e chiudere in perdita. Wall Street infatti ha subito l'effetto negativo dell'annuncio dell'aumento dei tassi di interessi dallo 0,50% allo 0,75% deciso dalla Fed. Il Dow Jones, che stava continuano ad inanellare record e ad avvicinarsi a quota 20.000 punti, ha perso lo 0,60% e chiuso a quota 19.792,66; lo S&P 500 ha ceduto lo 0,81% a 2.253,28 punti; il Nasdaq ha perso lo 0,50% a 5.436,67 punti.
Prima dell'annuncio il cambio tra euro e dollaro Usa scambiava a 1,0625 per poi tornare in area 1,0561. In aumento il rendimento dei T-note a dieci anni, balzato al 2,51%, massimi dal settembre 2014 dopo la nota del Fomc. "In considerazione delle condizioni del mercato del lavoro realizzati e previsti e dell'inflazione, il comitato ha deciso di alzare il target di riferimento", si legge nella dichiarazione del comitato votata all'unanimità dai membri del braccio monetario. "Il guadagno di posti di lavoro è stato solido negli ultimi mesi e il tasso di disoccupazione è diminuito", spiega il comunicato, che sottolinea che l'inflazione si sta muovendo al rialzo in modo "considerevole" verso l'obiettivo del 2%.
Sui prezzi al consumo, infatti, le stime sono +1,5% nel 2016, +1,9% nel 2017 e +2% a partire dal 2018. La Fed è più ottimista sull'economia Usa e alza le stime sul Pil degli Stati Uniti nel 2016, portandole al +1,9% dal 1,8% previsto a settembre, e nel 2017, al +2,1% dal +2% pronosticato tre mesi fa. Per quanto riguarda la disoccupazione, la Fed vede un tasso al 4,7% nel 2016, dal 4,8% stimato a settembre, al 4,5% nel 2017, dal 4,6%, e al 4,5% nel 2018 e nel 2019. Secondo Yellen, che lancia una stoccata a Trump, gli stimoli fiscali non sono necessari per raggiungere la massima occupazione, con una disoccupazione già al 4,6% a novembre. La presidente della Fed, che difende nuovamente la riforma di Wall Street, tiene duro nonostante le critiche del presidente eletto, che assumerà pieni poteri a partire da gennaio.
"Sono stata confermata dal Senato per quattro anni e intendo servire il mio mandato fino alla fine", risponde ai giornalisti Yellen, che ricorda l'importanza di "preservare l'indipendenza della Fed". Trump vorrebbe alla guida della Banca centrale un 'falcò per alzare più velocemente i tassi, al posto della 'colombà Yellen. Il mandato dell'attuale presidente scade nel 2018.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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