Fisco, novembre amaro per italiani: all’Erario 55 miliardi di euro

I dati sono stati forniti dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Solo per l’Iva e l’Ires, al Fisco andranno oltre 28 miliardi di euro

Fisco, novembre amaro per italiani: all’Erario 55 miliardi di euro

Novembre decisamente amaro per gli italiani. Tra ritenute dei dipendenti, degli autonomi e dei collaboratori, gli acconti Iva/Ires/Irpef/Irap e le addizionali comunali/regionali Irpef saranno 55 i miliardi che usciranno dalle tasche dei contribuenti per finire nelle casse dell’Erario.

Secondo l'Ufficio studi della Cgia, l'imposta più onerosa che le imprese e i lavoratori autonomi verseranno questo mese sarà l'Iva per un importo di 15 miliardi di euro. A seguire vi è l’Ires in capo alle società di capitali che anticiperanno al fisco ben 13,3 miliardi di euro. I collaboratori e i lavoratori dipendenti, attraverso i rispettivi datori di lavoro, daranno al fisco le ritenute per un importo pari a 11,9 miliardi di euro. Fuori dal podio di questa particolare classifica, ma una cifra sempre piuttosto ingente, ecco l'acconto Irpef che costerà alle aziende e ai percettori di redditi diversi (fitti, plusvalenze, lavoro occasionale, etc.) 6,2 miliardi di euro.

L’Erario incasserà dall’Irap 6,1 miliardi. L'addizionale regionale Irpef garantirà ai Governatori 1 miliardo, mentre le ritenute dei lavoratori autonomi peseranno sulle tasche di questi ultimi per 950 milioni di euro. Le addizionali comunali Irpef, infine, permetteranno ai sindaci di incassare 413 milioni di euro e dalle ritenute dei bonifici delle detrazioni Irpef lo Stato riceverà altri 190 milioni di euro.

Una valanga di denaro che uscirà dalle tasche degli italiani per andare nelle casse dell'Erario. Ma non basta, perché la stessa Cgia precisa che non sono stati conteggiati i contributi previdenziali che dovranno essere versati entro il prossimo 16 novembre. Essendo sabato, questo pagamento slitta al lunedì successivo.

Il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo dichiara che"una parte importante delle imposte che dovranno essere pagate questo mese dalle imprese sono in realtà una partita di giro, come l' Iva o le ritenute dei propri dipendenti; tuttavia, non saranno comunque pochi gli imprenditori, soprattutto quelli di piccola dimensione, che per onorare queste scadenze si troveranno in difficoltà”.

Lo stesso Zabeo evidenzia che in generale a soffrire di più saranno le piccole aziende perché “il rallentamento dell'economia emerso in questi ultimi mesi ha allungato i tempi di pagamento anche nei rapporti commerciali tra imprese private. Ciò ha provocato non pochi squilibri finanziari a tantissime piccole aziende che da sempre sono a corto di liquidità e sottocapitalizzate".

Secondo il segretario Renato Mason,“con un fisco più semplice e trasparente anche l'Amministrazione finanziaria potrebbe lavorare meglio ed essere più efficiente per contrastare l'evasione/elusione fiscale”. L’esistenza di una moltitudine di leggi, decreti, regolamenti e circolari esplicative presenti nell’ordinamento tributario italiani“complica la vita non solo agli addetti ai lavori, ma anche agli operatori del fisco che, comunque, continuano ad essere uno dei comparti più virtuosi di tutta la nostra Amministrazione pubblica".

La Cgia fa anche presente che in Italia la pressione fiscale sulle imprese è al 59,1%. Nella Ue, secondo gli ultimi dati presentati nelle settimane scorse dalla Banca Mondiale, solo la Francia con il 60,7%, ha un carico fiscale sulle imprese (in percentuale sui profitti commerciali) superiore. In Germania, invece, è del 48,8%. Nell’area euro, in media, il dato è ancora più basso e raggiunge il 42,8%.

Per ciascun paese esaminato, l’elaborazione fa riferimento ad una media impresa, come una società a responsabilità limitata con circa 60 addetti e alle imposte pagate nell’anno 2018, al secondo anno di vita dell’impresa. Questo non è l’unico dato negativo per le imprese italiane.

Il nostro Paese, infatti, è con il Portogallo la nazione dove pagare le tasse è più difficile.

Sempre in base ai dati forniti dalla Banca Mondiale, in Italia sono necessari 30 giorni all’anno, pari a 238 ore, per raccogliere tutte le informazioni necessarie per calcolare le imposte dovute e compiere tutti i successivi passaggi per pagare on line o presso le autorità preposte. In Francia, per espletare le incombenze burocratiche derivanti dal pagamento delle tasse sono necessari solo 17 giorni, mentre la media dell’Area dell’Euro è di 18 giorni.

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