Quelli che il decreto legge 52 del 16 giugno 2020 ha assegnato al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, non sono "superpoteri". Ci tiene a sottolinearlo il Ministero dell'Economia e delle Finanze, che in una nota ha sottolineato come questi "poteri straordinari" non abbiano in realtà niente di straordinario.
La difesa del Mef
Si tratta, semmai, prosegue il comunicato del Mef, di un "meccanismo di vasi comunicanti", tra l'altro già usato in precedenza, necessario per far fronte a due obiettivi. Primo: favorire "l'erogazione in continuità delle risorse a favore delle categorie interessate". Secondo: rendere "più veloci ed efficienti le procedure di spesa".
Insomma, il ministero sostiene che il decreto dello scorso 16 giugno non assegni nessun potere speciale a Gualtieri. Affermare il contrario equivale ad avanzare interpretazioni "assolutamente fantasiose e prive di ogni fondamento".
"La norma in questione – si legge ancora nella nota - è presente anche nei decreti legge 18 del 17 marzo e 34 del 19 maggio e, come avvenuto già in passato, consente che - a seguito di apposito monitoraggio effettuato in tempo reale - eventuali risparmi collegati ad una sovrastima delle spese relative ad una certa misura possano essere utilizzati a copertura di eventuali sottostime di altre misure già previste dai decreti legge messi in campo dal Governo per fronteggiare l'emergenza Covid".
Il Mef conclude il suo comunicato ribadendo che il decreto legge 52 non assegna "alcun superpotere" al ministro Gualtieri e che non consente "in nessun caso l'adozione di scelte discrezionali". Già, perché "le variazioni di spesa rispetto alle stime iniziali non sono infatti discrezionali ma collegate all'effettivo andamento delle uscite legate alle diverse misure approvate. Misure che non possono in alcun modo essere modificate rispetto a quanto stabilito dalla legge".
Un'ammissione indiretta
Eppure la notizia dei superpoteri/poteri speciali/poteri eccezionali assegnati dal decreto a Gualtieri è stata data dal Corriere della Sera, il quale elogiava il "massimo senso di responsabilità" del ministro, pronto a "variare e riassegnare" le spese senza passare dal Consigli dei ministri né dal Parlamento. Stiamo parlando di un potere "che – proseguiva Il Corriere della Sera – non ha precedenti in democrazia su somme tanto vaste". Tutto ciò sarebbe stato "palesemente pensato per tamponare falle e rimediare ritardi nella macchina burocratica".
Da quanto si può leggere nel decreto, dunque, sembra evidente che Gualtieri abbia ottenuto ingenti poteri sull'intero ammontare degli aumenti di deficit in emergenza varati nel corso del 2020. Calcolatrice alla mano, si tratta di 80 miliardi di euro.
Il Mef, come detto, ha prontamente replicato: a Gualtieri non è stato assegnato alcun "superpotere". Il fatto è che la nota del Ministero si limita semplicemente a sostenere che quelli assegnati al ministro non sono poteri speciali. La difesa del Ministero è un vero e proprio buco nell'acqua, visto che, di fatto, Gualtieri ha dei poteri speciali.
L'ammissione, seppur in maniera indiretta, arriva dallo stesso Mef. I "poteri" del ministro sono riassunti in questa frase. Vale la pena citare nuovamente il passaggio chiave: la norma richiamata nel decreto "consente che - a seguito di apposito monitoraggio effettuato in tempo reale - eventuali risparmi collegati ad una sovrastima delle spese relative ad una certa misura possano essere utilizzati a copertura di eventuali sottostime di altre misure già previste dai decreti legge messi in campo dal Governo per fronteggiare l'emergenza Covid".
Dulcis in fundo, nella nota non viene approfondito il funzionamento
dell'"erogazione in continuità delle risorse" né viene fatto presente un aspetto emblematico. È vero, un meccanismo del genere è già stato attivato nel passato. Ma mai per una cifra così alta come quella attuale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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