Garbi: "Cosa può fare la politica? Visti i risultati: niente grazie"

Il banchiere: "Inutile chiedere di cambiare il bail in. E chi non si è opposto allora meglio non lo faccia oggi"

Garbi: "Cosa può fare la politica? Visti i risultati: niente grazie"

Gianluca Garbi, banchiere esperto dei crediti problematici delle banche, in gergo Npl (non performing loans): tutti sapevano che gli istituti italiani ne erano pieni. Allora perché oggi sono diventati un problema non solo per le banche, ma anche per il Paese?

«Il fatto che il Paese non cresca, le aziende falliscano e le banche che le hanno finanziate accumulino Npl non è un problema delle banche, ma rimane un problema del Paese. Quello che è cambiato è che le banche non hanno più spazio nei loro bilanci per assorbire i problemi del Paese».

Le sofferenze bancarie, al netto delle svalutazioni già effettuate, sono più che coperte dalle garanzie reali fornite dai debitori. È così oppure no?

«È così, ma poi ci sono i tempi della giustizia italiana e quelli di un mercato immobiliare ancora fermo. Una cosa sono i valori teorici e i tempi previsti dalle norme, un'altra il mondo reale».

Ma se è così, se in definitiva non si rischia nulla, perché questo non basta al mercato?

«Oltre ai problemi relativi ai tempi e alla liquidità del mercato immobiliare non dimentichiamo che chi investe è consapevole di queste incertezze e pretende un rendimento elevato. Gli investitori in Npl non sono enti di beneficenza. Se i crediti vengono recuperati dalle banche, il loro valore iscritto a bilancio è corretto. Ma se invece si vendono ad altri è necessario sommare il rendimento richiesto dagli investitori ai tempi stimati del recupero crediti».

E per una semplice distanza tra domanda e offerta possono fallire le banche italiane?

«Il punto è che agli investitori chiamati a comprarsi crediti deteriorati non importa nulla del fallimento delle banche italiane. Gli acquirenti guardano solo a un rendimento e allo scenario peggiore. Quindi se le banche vogliono vendere devono fare i conti con questo mercato».

Di che tassi stiamo parlando?

«Non certo del 7% di ritorno sul capitale sufficiente al fondo Atlante. Ma di rendimenti almeno a due cifre, 12-15%».

Dopo il fondo Atlante, quale potrebbe essere il prossimo strumento di intervento o garanzia da mettere in campo?

«Tanti "Atlantini" ed una minore pressione per la cessione degli Npl, oltre a un possibile intervento diretto dello Stato. Penso per esempio a un fondo ad hoc per le Bcc. Si possono trovare investitori interessati. Ma il punto è anche un altro».

Dica

«Non sono convinto che sia così urgente liberare capitale: se si vendono Npl, si libera patrimonio investibile altrove. Ma non mi pare che le banche abbiano poi così grandi possibilità di impieghi. Non c'è un problema di credit crunch, ma al contrario c'è un'eccedenza di offerta di credito rispetto alla domanda di aziende sane».

Caso Mps: avendo già preso i «Monti bond», prima della direttiva Brrd sul bail in, non potrebbe essere ulteriormente aiutata dallo Stato, senza per questo incorrere in sanzioni?

«Lo Stato è oggi azionista al 4% della Banca, e, da un punto di vista giuridico, non sono convinto che se proteggesse un proprio investimento si tratterebbe di un aiuto. Nel caso di aumento di capitale gli azionisti possono sottoscrivere le azioni ed anche l'inoptato. Mps ha un patrimonio in opere d'arte talmente importante che potrebbe essere utilizzato dallo Stato a giustificazione del proprio intervento. Una salvaguardia del patrimonio artistico del Paese più che della banca».

Serve una moratoria della direttiva, una sospensione del bail in?

«È inutile piangere sul latte versato. Sarebbe bello se quanti non si sono opposti allora non si facessero oggi sostenitori di questa battaglia perché non sono credibili».

Cosa puó fare la politica per le banche italiane?

«Dato il risultato raggiunto dalla

politica sulle banche nel passato, mi verrebbe da dire: "nulla, grazie". Meglio che la politica si occupi di risolvere senza paura i problemi dei tempi della giustizia, così le norme potrebbero almeno trovare applicazione».

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