Dalla guerra in Ucraina guadagna anche la Cina. Ecco perché

Il gas di cui l'Europa ha così tanta fame arriva via nave dagli Stati Uniti e da altri paesi. Sembrerà strano ma a vendercelo è anche la Cina, guadagnandoci 100 milioni di dollari per ogni nave

Dalla guerra in Ucraina guadagna anche la Cina. Ecco perché

Cento milioni di dollari, poco meno dell'importo che il Chelsea ha sborsato all'Inter per avere Lukaku. È il valore del contenuto di una nave carica di gas naturale liquefatto (Gnl), che si ottiene sottoponendo il gas a raffreddamento e condensazione, per poterlo trasportare via mare. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina l'Europa, per ovvie ragioni, ha una gran fame di gas, e si sta muovendo a tutto campo per riuscire a chiudere contratti con i paesi di mezzo mondo per non rimanere sprovvisto di energia. L'essersi messo sotto il giogo russo, come fatto negli anni passati, è stato un errore strategico per il Vecchio Continente, che ora deve fare una corsa contro il tempo per trovare un'alternativa. Sia ben chiaro, il mondo è pieno di gas: l'unico problema non è tanto l'estrazione ma il trasporto.

Molti da tempo sostengono che, alla fine, da questa grave crisi energetica, nata dalla guerra, a trarne benefici saranno gli Stati Uniti, pronti a vendere il loro gas liquefatto all'Europa. Bisognerà vedere a che prezzo ce lo venderanno. Ovviamente, si sa, quello che arriva via nave costa di più di quello trasportato via gasdotto. E una volta arrivato a destinazione deve essere trattato (rigassificato) prima di entrare in rete. Giocoforza ci sono dei costi maggiorati. Ma, sembrerà strano, non sono solo gli americani interessati a questo grande business per assicurare energia all'Europa. Anche i cinesi si stanno leccando i baffi. Come? Facendo arrivare verso i nostri porti delle grosse metaniere cariche del prezioso Gnl. Un giochino che frutta, come dicevamo prima, un profitto di cento milioni di dollari a nave. Non proprio bruscolini.

L'Europa muore dalla voglia di chiudere per sempre la dipendenza dalla Russia e per questo è disposta a pagare, anche molto bene, ogni singolo rifornimento alternativo. Ecco, quindi, che nei porti europei, come scrive il Sole 24 Ore, da dicembre stanno arrivando moltissimi carichi di gas liquefatto. Volumi mai raggiunti prima, visto che - per ovvie ragioni - in condizioni normali (pre guerra) non era così conveniente.

Pensate che un po' di gas ci arriva anche dal Giappone: dall'inizio dell'anno sono arrivate circa trenta metaniere dal Sol Levante. Fiutato l'affare la Cina non è rimasta a guardare. La cosa sorprende per una ragione semplice: Pechino di solito il gas lo consuma, pertanto lo acquista, visto il grande fabbisogno interno. Ma l'inversione di trendenza lascia intuire quanto possano essere alti i margini di guadagno. E un altro aspetto merita di essere segnalato.

Il gas che i cinesi ci vendono sapete da dove proviene? Il larga parte dagli Usa. Fino al 2040 con Cheniere Energy e Venture Global la Cina si è garantita un flusso da più di 10 milioni di tonnellate di Gnl, attraverso contratti che in gergo si chiamano "flessibili", cioè gli ordini possono essere facilmente cancellati, con una penale, oppure il gas può essere tranquillamente rivenduto, senza alcun tipo di vincolo.

Il gioco, dunque, è fatto. Senza violare alcuna regola. Del resto se sei un buon cliente (come la Cina) puoi permetterti questo e altro. E alla fine, dalla guerra in Ucraina, anche Pechino finisce per guadagnarci bei soldi.

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