Il presidente Usa, Donald Trump (nella foto), ieri ha chiesto nuovamente alla Federal Reserve un «grande taglio» dei tassi di interesse, dicendosi deluso delle scelte della banca centrale, alla vigilia del comitato che deciderà molto probabilmente un abbassamento del saggio di sconto dello 0,25 per cento. «Sono molto deluso - ha aggiunto - e penso che Wall Street avrebbe avuto 10mila punti in più» se la Fed avesse agito diversamente. Trump pare spingere per una sforbiciata di almeno mezzo punto percentuale, ma non è detto che il Fomc segua le sue indicazioni. Il numero uno della Casa Bianca lamenta costantemente l'eccessiva rivalutazione del dollaro rispetto all'euro e ritiene che tale rapporto di cambio (ieri a 1,1155 ai massimi degli ultimi due anni) rischi di danneggiare l'economia americana penalizzando le esportazioni. Ecco perché con i dazi imposti ad alcuni prodotti europei il presidente ha cercato di recuperare lo svantaggio competitivo.
E proprio i negoziati commerciali sono un altro fattore di tensione. Le discussioni tra Stati Uniti e Cina «stanno andando bene», ha dichiarato ieri il presidente Usa, sottolineando di puntare a un «grande accordo» altrimenti non verrà siglata alcuna intesa. Al tavolo negoziale siedono il rappresentante Usa al Commercio, Robert Lighthizer, e il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, mentre per la Cina c'è il vicepremier Liu He. Gli americani chiedono ai cinesi di riprendere gli acquisti di prodotti agricoli Usa e Pechino attende da Washington un allentamento delle misure restrittive nei confronti di Huawei.
Quest'ultima nel primo semestre ha conseguito un fatturato di 58,34 miliardi di dollari (+23% sullo stesso periodo del 2018) e un margine di profitto netto dell'8,7% nonostante sia stata inserita nella blacklist degli Stati Uniti. Impossibile migliorare ancora se Washington non farà marca indietro.GDeF
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